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L’India ha ratificato l’Accordo di Parigi

Dopo Cina e Stati Uniti, anche il terzo più grande inquinatore mondiale ha aggiunto la sua firma al patto sul clima. Affinché entri in vigore manca ancora un 3% di emissioni

accordo di Parigi

 

(Rinnovabili.it) – L’India ha ratificato ieri l’Accordo di Parigi sul clima. Il terzo inquinatore mondiale – produce il 4,5% delle emissioni globali – ha depositato gli strumenti di ratifica all’Onu, rendendo l’entrata in vigore del patto a portata di mano. Adesso sono infatti 62 i Paesi che hanno ufficialmente messo la firma, già 7 in più del minimo richiesto di 55 nazioni. Con il sì di Nuova Delhi, inoltre, i firmatari pesano quasi per il 52% delle emissioni mondiali. Affinché l’Accordo entri formalmente in vigore, manca dunque soltanto un altro 3%. Che potrebbe arrivare nel giro di alcuni giorni con la firma dell’Ue, su cui i ministri dell’Ambiente europei si sono detti d’accordo venerdì scorso.

Il primo ministro indiano Narendra Modi aveva criticato per lungo tempo l’accordo raggiunto alla COP21, insistendo che avrebbe avuto un impatto negativo sullo sviluppo del paese. Una posizione che ha sempre rafforzato sostenendo che l’India – nazione in via di sviluppo con un boom avvenuto tutto sommato in tempi recenti – non ha lo stesso grado di responsabilità delle grandi potenze industriali occidentali nell’impennata dell’inquinamento e delle temperature globali.

 

D’altro canto, l’India ha una politica energetica fortemente ancorata al carbone, che pesa per il 60% del mix energetico, e il consumo di questa fonte fossile dovrebbe raddoppiare nel giro di 15 anni. Gli impegni presi nell’ambito della COP21 non vanno nella direzione di fissare un tetto alle emissioni, bensì in quella di ampliare la fetta dell’energia pulita.

Il governo ha messo in campo un piano che prevede 100 miliardi di dollari di investimenti nei prossimi 5 anni in rinnovabili, che devono essere portate al 40% del mix energetico entro il 2030. Attualmente l’India ha una capacità installata di 38GW di rinnovabili, che dovrebbe essere portata a 175GW nel 2022, di cui 100GW da solare. La scelta di non stabilire tempi di phase out per il carbone e di non affrontare direttamente altri gravi problemi ambientali come l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, ha attirato le critiche di numerose Ong ambientaliste.