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L’ex blocco sovietico contro la clausola del Kyoto bis

(Rinnovabili.it) – Russia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan si appellano ad una clausola del Protocollo di Kyoto che potrebbe obbligarli a ridurre le emissioni inquinanti. I paesi dell’ex blocco sovietico hanno inviato i propri rappresentanti a Minsk  la scorsa settimana per discutere una modifica al contratto concluso a Doha lo scorso anno prolungando il Protocollo fino al 2020. L’emendamento richiede che tutti i paesi interessati dal trattato, che sono classificati come industrializzati, garantiscano che le loro emissioni non superino i livelli registrati tra il 2008 e il 2010.

La maggior parte dei paesi che si iscrivono al secondo periodo di impegno di Kyoto, che si estende fino al 2020, trovano relativamente facile raggiungere l’obiettivo, visto che le loro emissioni sono su una traiettoria di costante diminuzione. Ma i paesi dell’ex blocco sovietico continuano ad aumentare la propria industrializzazione e i funzionari hanno espresso le loro perplessità sul fatto che essi saranno in grado di raggiungere l’obiettivo.

 

Al momento c’è anche chi afferma la volontà dei paesi di non firmare il prolungamento del Protocollo in segno di protesta per l’inserimento della clausola che li obbligherebbe a rispettare i limiti di emissioni, ritenuti troppo vincolanti.

Dopo aver protestato a Doha al momento del prolungamento del Protocollo di Kyoto i quattro paese temono fortemente che l’obbligo di riduzione delle emissioni cancelli le possibilità di crescita economica dei paesi.

Da Minsk, a seguito della riunione, è arrivata la conferma che Russia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan continueranno a ribellarsi all’emendamento presentando una serie di misure concordate tra di loro a garanzia dello sviluppo industriale dell’ex blocco sovietico.

 

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