Russia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan si sono opposti all'obbligo imposto dal Protocollo di Kyoto che li invita a ridurre le proprie emissioni inquinanti
La maggior parte dei paesi che si iscrivono al secondo periodo di impegno di Kyoto, che si estende fino al 2020, trovano relativamente facile raggiungere l’obiettivo, visto che le loro emissioni sono su una traiettoria di costante diminuzione. Ma i paesi dell’ex blocco sovietico continuano ad aumentare la propria industrializzazione e i funzionari hanno espresso le loro perplessità sul fatto che essi saranno in grado di raggiungere l’obiettivo.
Al momento c’è anche chi afferma la volontà dei paesi di non firmare il prolungamento del Protocollo in segno di protesta per l’inserimento della clausola che li obbligherebbe a rispettare i limiti di emissioni, ritenuti troppo vincolanti.
Dopo aver protestato a Doha al momento del prolungamento del Protocollo di Kyoto i quattro paese temono fortemente che l’obbligo di riduzione delle emissioni cancelli le possibilità di crescita economica dei paesi.
Da Minsk, a seguito della riunione, è arrivata la conferma che Russia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan continueranno a ribellarsi all’emendamento presentando una serie di misure concordate tra di loro a garanzia dello sviluppo industriale dell’ex blocco sovietico.