E' una corsa contro il tempo quella della Commissione e dell'Europarlamento per varare una legge sulla neutralità climatica prima del vertice Onu sul Clima, assicurando così la leadership europea sull'economia verde. Ma nonostante gli obiettivi di esecutivo e legislativo siano comuni, il modo per raggiungerli è tutt'altro che scontato.
Per la Commissione e il Parlamento Europeo, la legge climatica UE deve essere pronta prima della COP26.
(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea ha dato il via al dibattito pubblico sulla legge climatica UE, che ha lo scopo di incorporare l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 nell’ambito della legislazione vincolante dell’eurozona. Uno degli obiettivi della Commissione è quello di promulgare la legge prima della prossima COP26, la conferenza ONU sul clima che si terrà a Glasgow, UK, alla fine di quest’anno.
Ursula von der Leyen e Frans Timmermans, rispettivamente presidente e vicepresidente della Commissione Europea (nonché responsabile del Green Deal), puntano tutta sulla realizzabilità della legge. “Possiamo farlo”, dichiara Timmermans, “abbiamo la scienza, abbiamo la tecnologia e possiamo sicuramente trovare le risorse finanziarie”. Dal canto suo, von der Leyen intente rispettare la sua promessa elettorale di presentare una legge europea sul clima entro i primi 100 giorni del suo mandato, incorporando l’obiettivo della neutralità climatica all’interno di una struttura normativa che sia il più rigida possibile e non preveda scorciatoie o scappatoie.
Per la Commissione, gli obiettivi principali della legge climatica UE dovranno essere garantire la “prevedibilità agli investitori”, e quindi rassicurarli sul piano della sicurezza energetica, e definire una volta per tutte l’irreversibilità della transizione energetica europea verso energie da fonti rinnovabili. Per raggiungere queste due mete, occorrerà “disciplinare tutti, specialmente dal lato politico”, ha detto Timmermans, e per tradurre questa disciplina in termini pragmatici, bisognerà capire quanto la legge sul clima dovrà essere vincolante e in che modo bisognerà trattare gli Stati membri che non dovessero rispettarla (non raggiungendo i loro obiettivi climatici).
D’altro canto, i due leader della Commissione vedono nell’impegno UE non solo un’azione concreta per salvare il pianeta dagli sconvolgimenti climatici, ma “un’opportunità unica di guidare, nel mondo, il settore delle tecnologie verdi, che presto daranno forma all’economia globale”. Per questa ragione, l’avvio del dibattito pubblico sulla legge climatica UE acquisisce una grande importanza, soprattutto per raccogliere i feedback delle parti interessate prima che la Commissione pubblichi la sua proposta legislativa, prevista per marzo. Questa scadenza è tutt’altro che casuale, nelle intenzioni della Commissione. Infatti, proprio per rendere concreta la leadership Europea sull’economia verde, è importante che si arrivi ad una legge climatica UE prima della COP26 sul clima delle Nazioni Unite, che si terrà a novembre e sarà ospitata da Glasgow.
Se, infatti, la proposta di legge della Commissione dovesse davvero essere pronta per marzo, la commissione per l’Ambiente del Parlamento Europeo potrebbe votare già a giugno e la votazione plenaria potrebbe essere calendarizzata per luglio. Ma ‘l’elefante nella stanza’ nel dibattito è l’obiettivo per il clima del 2030, e molti sono gli eurodeputati che stanno cercando di convincere l’esecutivo europeo a mantenere la legge “semplice e veloce”, secondo le parole di Pascal Canfin (capo della commissione per l’Ambiente), così da rispettare i tempi serrati.
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Lo stesso Canfin, infatti, ha dichiarato ad Euroactiv che una netta maggioranza dei deputati sostiene una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, riduzione che si colloca nella fascia più alta della gamma suggerita da Ursula von der Leyen, che ha dichiarato che la Commissione presenterà proposte per un taglio del 50% di carbonio entro il 2030 e prenderebbe in considerazione di aumentare l’obiettivo al 55% in attesa di un’analisi costi-benefici. Tutto, quindi, si gioca sul mese in cui questa analisi potrà essere pronta. La Commissione Europea parla dell’estate, il Parlamento spinge affinché i termini vengano anticipati, temendo che, se così non fosse, non si potrà arrivare ad un accordo prima di Glasgow.
Proprio per facilitare il compito dei legislatori europei e rispettare le date desiderate dall’Europarlamento, secondo Canfin alcune ‘clausole speciali’ per settori industriali come la siderurgia o il petrochimico potrebbero essere trattate in una legislazione separata, come ad esempio la riforma dell’ETS (il sistema di scambio di quote di emissioni di anidride carbonica). Dal canto loro, però, i gruppi ambientalisti – tra cui Climate Action Network (CAN) Europe – chiedono che l’analisi costi-benefici sia prevalentemente basata su criteri scientifici, istituendo “un organo scientifico e un gruppo di esperti sul clima che permetta che l’obiettivo di neutralità climatica possa essere raggiunto prima del 2050”. Inoltre, secondo CAN, tutte le leggi UE dovrebbero essere ‘misurate’ secondo l’obiettivo della totale decarbonizzazione. Ciò significa che, rispetto a quando dichiarato da Canfin, garantire la coerenza delle politiche UE dovrebbe essere il primo obiettivo, anche rispetto alle ‘clausole speciali’.
In tutto questo, il gruppo di analisti del think tank sul clima E3G ha definito il vertice UE-Cina che si terrà a settembre come un potenziale punto di svolta nei colloqui sul clima globale in vista del vertice delle Nazioni Unite a Glasgow. In assenza della leadership americana sulla diplomazia climatica internazionale, “tutti gli occhi sono puntati sull’Europa, per vedere se riuscirà a portare dalla sua parte uno dei più grandi inquinatori al mondo”.