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Legambiente: “Rischio sanatoria per il diesel gate”

Sull’onda del diesel gate, il Parlamento europeo voterà il 2 febbraio la proposta di revisione dei test delle emissioni. Il testo, però, è inaccettabile

Legambiente No alla sanatoria per il diesel gate

 

(Rinnovabili.it) – Respingere la proposta di revisione dei test sulle emissioni delle auto, in modo da non legalizzare fenomeni truffaldini come quello che ha innescato il famigerato diesel gate. È l’appello di Legambiente a tutti gli europarlamentari italiani impegnati, il 2 febbraio prossimo, nel voto sulla riforma dell’RDE (Real-world Driving Emissions) avanzata dal Comitato tecnico per i veicoli a motore (CMTV). Questo organo composto da esperti non meglio precisati, provenienti dagli Stati membri, era incaricato di valutare il restyling dei tetti di emissione elaborati dalla Commissione europea. Una proposta piuttosto debole, che dopo il vaglio del CMTV è stata ulteriormente depauperata.

Il verdetto del Comitato, giunto a fine ottobre, ha letteralmente minato le basi della normativa che Bruxelles intende adottare a partire dal 2017, e che dovrebbe accostare prove su strada ai test in laboratorio.

«Qual è il “trucco” normativo – spiega Legambiente – che il CMTV ha presentato al giudizio del Parlamento europeo? Vengono concesse difformità nei test, che aumentano in modo significativo le emissioni di NOx per le auto diesel in condizioni di guida reali rispetto a quanto stabilito nel diritto dell’Unione europea nel 2007».

I nuovi motori potrebbero inquinare, una volta messi su strada, fino al 110% oltre la soglia a partire dal 2017. Nel 2020, quando gli standard diverranno più stringenti (si fa per dire), potranno comunque eccederli del 50% senza violare la legge. Il diesel gate, in pratica, da possibile tracollo per il settore potrebbe diventare la chiave di una sanatoria per tutti gli inquinatori.

 

Legambiente No alla sanatoria per il diesel gate 2«C’è il pericolo – dichiara la presidente nazionale di Legambiente, Rossella Muroni – che le lobby automobilistiche colpiscano ancora, rischiando di far approvare limiti più permissivi, addirittura del doppio rispetto a quelli vigenti. Se ciò accadesse sarebbe veramente grave e del tutto assurdo, anche rispetto a quanto accaduto nei mesi scorsi con la vicenda Volkswagen».

Non è da quest’anno che gli organismi regolatori conoscono la discrepanza tra emissioni censite durante i test di laboratorio e quelle poi registrate su strada. Le agenzie ambientali negli Stati membri e nell’Unione europea sanno tutto quel che c’è da sapere. Ad esempio che in media l’inquinamento reale da ossidi di azoto (NOx) di un diesel “Euro 5” è il 400% di quello rilevato in laboratorio.

In pratica, è «ufficialmente riconosciuto che il traffico veicolare causi molto più inquinamento di quanto sia stato previsto nei Piani di risanamento dell’aria in vigore da 10 anni», spiega l’associazione del cigno verde.