La formula dell’associazione ambientalista prevede l'introduzione di strumenti patrimoniali e tariffari in settori dove la conversione ecologica porterebbe vantaggi economici e ambientali
(Rinnovabili.it) – Quanto può recuperare il sistema Italia puntando sulla tutela ambientale e disincentivando le pratiche più inquinanti? Oltre 21 miliardi di euro, di cui 7 solo da da auto, cave, acque minerali e discariche. La stima appartiene alla proposta lanciata da Legambiente in occasione del suo IX Congresso nazionale, conclusosi ieri a Bari. L’associazione ambientalista ha portato infatti, sul palco pugliese, una serie di misure per traghettare il Belpaese fuori dall’attuale crisi e in grado di reperire velocemente risorse finanziarie per diminuire il debito e ridare manforte al settore dell’occupazione. Dar seguito alla proposta vorrebbe dire intraprendere una reale conversione ecologica su settori quali trasporti, risorse naturali e rifiuti.
Trasporti: oltre 2 miliardi di euro
L’associazione suggerisce di disincentivare la mobilità privata con un’imposta (una tantum) sulle auto di grossa cilindrata immatricolate nel periodo 2006-2012 esclusi i veicoli a trazione elettrica, a gpl e a metano e quelli speciali per disabili, calcolando un ricavo immediato di 1.992 milioni di euro. Altra misura suggerita quella inerente una revisione del criterio di pagamento del ‘bollo’ auto che potrebbe portare nelle casse dello Stato almeno 500 milioni di euro ogni anno. Nel dettaglio, Legambiente propone di slegare tale tassa dal semplice possesso, collegandola invece alle emissioni di CO2 del mezzo (incrociando potenza e uso quotidiano), aumentando contestualmente il costo del carburante di 16 eurocent al litro per mantenere inalterato il gettito del bollo e aggiungendo una carbon tax progressiva per auto che emettono oltre 100 gCO2.
Risorse naturali: 392 milioni di euro
Oltre 392 milioni potrebbero invece essere recuperati dalla modifica del sistema con cui si prelevano e si pagano allo Stato le risorse naturali. “Materiali edili dalle cave e prelievi idrici di acque minerali sono – spiega Legambiente – pagati alle Regioni cifre irrisorie rispetto agli enormi guadagni realizzati da chi cava per fare calcestruzzo e cemento o da chi imbottiglia le acque”. Aumentare il canone di questi beni primari si tradurrebbe anche in questo caso in nuove entrate nelle casse regionali e, al tempo stesso, in innegabili vantaggi ambientali.
Rifiuti: 750 milioni di euro
Tra gli strumenti tariffari proposti anche uno per disincentivare il conferimento dei rifiuti in discarica. “In Italia nel 2009, ad esempio, si è smaltito in discarica ancora il 40% dei rifiuti urbani prodotti ed è stato avviato a raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio il 33% del totale prodotto, con forti disparità territoriali. Fissando una nuova ecotassa di 50 euro per tonnellata di rifiuti smaltiti in discarica, agli attuali tassi di smaltimento (oltre 15 milioni di tonnellate di rifiuti urbani), nelle casse delle Regioni finirebbero complessivamente circa 750 milioni di euro che potrebbero essere reinvestiti in politiche di prevenzione e riciclaggio, a fronte degli attuali 40 milioni”.