Pubblicato il rapporto AEA sullo stato di salute di sorgenti, laghi e fiumi europei
(Rinnovabili.it) – Basta un veloce sguardo alla cartina che mostra lo stato ecologico dei corpi idrici superficiali per comprendere la situazione: la maggior parte di sorgenti, laghi e fiumi europei non passa la prova ambientale. Nonostante gli sforzi per migliorare la qualità delle acque, messi in campo dai Ventotto in questi anni, allo stato attuale più della metà di queste risorse idriche non raggiunge neppure il “buono stato ecologico”, lo standard minimo fissato dall’Unione Europea. A mostrare la realtà dei fatti è il nuovo rapporto dell’Agenzia europea per l’Ambiente (AEA) dal titolo «Acque europee – valutazione della situazione e delle pressioni 2018». Il documento fornisce una valutazione aggiornata dello stato di salute di oltre 130mili corpi idrici superficiali e sotterranei sulla base dei dati acquisiti e riportati da oltre 160 dei cosiddetti piani di gestione dei bacini idrografici nazionali relativi al periodo dal 2010 al 2015.
I numeri parlano chiaro: in molti distretti idrografici dell’Europa centrale, la cui densità di popolazione è più elevata e l’agricoltura maggiormente intensiva, si riscontra la più alta percentuale di acque che non raggiungono un buono stato ecologico. Una situazione che riguarda da vicino anche l’Italia: degli oltre 6100 corpi idrici superficiali monitorati, più del 10% ha fallito il test.
Nel complesso solo il 38 per cento dei laghi e fiumi europei risulta essere in buono stato chimico, ossia con concentrazioni di inquinanti non superiori agli standard UE. Nel restante 62 per cento è disciolto un mix di contaminanti, su cui primeggia il mercurio, seguito da vicino dal cadmio. Non è solo l’inquinamento a preoccupare: dighe, grandi e piccole, e l’eccessivo prelievo restano tra le principali minacce per la salute nel lungo termine dei corpi idrici. Rispetto alle acque di superficie, le sorgenti sotterranee presentano generalmente uno stato migliore. Il 74 per cento dell’area delle acque sotterranee ha raggiunto un buono stato chimico, mentre l’89 per cento ha raggiunto un buono stato quantitativo. In questo caso, tuttavia, l’Italia registra un risultato pessimo con uno stato chimico addirittura inferiore alla media UE.
“Grazie all’attuazione della normativa europea sulle acque negli Stati membri – spiega Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca – la qualità dell’acqua dolce in Europa sta gradualmente migliorando, ma occorre ancora fare molto di più prima che tutti i laghi, i fiumi, le acque costiere e i corpi idrici superficiali siano in buono stato. La lotta all’inquinamento agricolo, industriale e domestico richiede sforzi congiunti da parte di tutti gli utenti delle acque d’Europa”.