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La strategia UE per salvare l’Artico

L’Unione Europea ha diffuso oggi il suo piano per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici nella zona artica e sfruttare le opportunità economiche e commerciali che si prospettano

(Rinnovabili.it) – Conoscenza, responsabilità e impegno sono le tre parole chiave con cui l’Unione Europea ha deciso di gestire la sua politica per l’Artico, una regione colpita più di altre dagli effetti dei cambiamenti climatici, ma che sembra aprire interessanti prospettive economiche e commerciali. Se da una parte, infatti, gli ecosistemi e i mezzi di sussistenza degli abitanti della zona sono messi in serio pericolo da condizioni climatiche estreme, dall’altra, invece, il ritiro dei ghiacci marini potrebbe costituire una svolta per il trasporto marittimo, l’attività mineraria, l’estrazione di fonti energetiche e la pesca. Da qui l’impegno dell’UE affinché tali opportunità vengano colte in maniera prudente e sostenibile, senza cioè peggiorare una situazione che oggi risulta essere già critica.

Il rischio prospettato da alcune previsioni è che tra circa 30-40 anni ci possano essere estati artiche senza ghiaccio: un epilogo che l’Unione Europea vuole assolutamente scongiurare. «Gli sviluppi nella regione dell’Artico – ha dichiarato l’Alta rappresentante UE, Catherine Ashtonfanno diventare ancora più urgente il nostro impegno di lotta contro il cambiamento climatico globale e assumono una crescente importanza strategica, economica e ambientale per l’Unione europea, che vuole dare un contributo positivo alla cooperazione tra gli Stati dell’Artico e tener conto delle esigenze delle comunità indigene e locali che popolano quelle zone». Gli addetti ai lavori sono perfettamente consapevoli che si tratti di una sfida che richiede un’attenzione a livello globale.

Come confermato anche dalla Commissaria per gli affari marittimi e la pesca, Maria Damanaki, l’UE gioca un ruolo chiave per sostenere la ricerca, i finanziamenti, la lotta contro il cambiamento climatico e lo sviluppo di tecnologie “verdi”. La strategia dell’UE aspetta ora il parere del Parlamento Europeo e degli Stati membri e continuerà a perfezionarsi grazie al dialogo avviato con i Paesi dell’Artico, le popolazioni indigene e altre parti interessate.