Una mostra di sculture realizzate dai rifiuti degli scalatori: questa la sfida accettata da artisti nepalesi per segnalare il cattivo stato della montagna più alta del mondo
(Rinnovabili.it) – Ogni anno una squadra di scalatori esperti e dallo spirito ecofriendly si avventura sulle pendici del monte Everest con una missione: ripulire la montagna da quello che viene normalmente abbandonato dalle spedizioni alpine. E a valle viene riportato ogni volta un vero e proprio bottino, fatto di bombole d’ossigeno vuote, lattine, tende strappate, corde, ramponi, scarponi, piatti e sacchetti di plastica. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto quanti la montagna la amano e la vivono nei confronti del problema, un gruppo di artisti nepalesi ha deciso di trasformare la spazzatura raccolta in opere d’arte; 75 pezzi originali esposti nella mostra “Art Project Everest 8848″ a Kathmandu, frutto di un mese di lavoro sul materiale raccolto in due spedizioni della “Extreme Everest Expedition”.
65 volontari dell’Associazione alpinisti dell’Everest (ESA) con 75 yak hanno recuperato 8 tonnellate di rifiuti in primavera, riportando indietro il materiale più svariato. Nascono così, ad esempio, le medaglie del poeta e pittore Sunita Rana create con l’alluminio delle lattine, o la statua del dio Ganesh, realizzata da un altro artista a partire dal relitto di un elicottero schiantatosi nel 1974 nel Campo n° 2 dell’Everest. Il prezzo delle opere d’arte va da 1500 rupie (20 euro) a 200.000 rupie (2800 euro) e gli artisti sperano di raccogliere fondi sufficienti per far diventare l’esposizione una mostra itinerante in tutta la regione, sottolineando così il danno ambientale causato dalla spedizioni di scalatori.