A un anno dall’incidente di Fukushima, l’astrofisica Margherita Hack in un’intervista esclusiva ci dice la sua sul nucleare, le rinnovabili e la sicurezza energetica del nostro Paese
L’abbiamo intervistata proprio nel giorno del primo anniversario dell’incidente di Fukushima.
Professoressa, cosa pensa a distanza di un anno di quello che è successo a Fukushima?
Penso che l’incidente di Fukushima sia stato un gran disastro. Ma penso soprattutto ai giapponesi che sono stati ammirevoli per come hanno reagito e per come si sono dati da fare in una situazione di assoluta emergenza. Se tutto ciò fosse successo in Italia, ci sarebbe ancora tutto da ricostruire. Guardi come sono andate le cose a L’Aquila…
Lei ha sempre sostenuto che non si può fare a meno del nucleare, ma ha dimostrato anche una certa apertura verso le rinnovabili…
Le rinnovabili sono necessarie e oggi più che mai prioritarie; dovrebbero essere sfruttate e implementate molto di più, ma da sole non basteranno, ci vorrà anche il nucleare. Ed è per questo che la ricerca deve continuare e puntare alla realizzazione di centrali a fusione, in grado di non rilasciare scorie radioattive. Nell’incidente giapponese ha influito molto il non aver dato peso al fatto che il Giappone è un territorio particolarmente sismico, oltretutto in mezzo all’Oceano e quindi sottoposto al pericolo tsunami.
Dopo il no referendario, si può dire che l’Italia sia fuori dal nucleare?
Come ho già detto, il fatto che il nostro Paese con il referendum abbia detto no al nucleare non significa che debba abbandonare la ricerca in questo campo. È vero che in Italia ci sono delle zone che potrebbero essere adatte alla costruzione di centrali, ma si tratta di contesti molto limitati, nei quali di sicuro quello che è successo in Giappone non sarebbe potuto succedere. Il nostro è un territorio sismico, montuoso e privo di grandi zone disabitate. È per questo che, diversamente da quello che è successo in Francia per esempio, vedo difficile che si arrivi a costruire centrali nucleari nel nostro Paese.