Legambiente ripercorre le tappe della lotta al traffico illegale dei rifiuti in Italia, un fenomeno ben conosciuto, ma ancora lontano dall’essere risolto
(Rinnovabili.it) – Si chiama delitto di traffico organizzato di rifiuti ed è il motivo per cui 10 anni fa in Italia veniva emessa la prima ordinanza di custodia cautelare per un fenomeno internazionale, che interessa non poco anche il nostro Paese. A scattare un’istantanea ci ha pensato Legambiente questa mattina, nell’ambito di un convegno organizzato sia per fare il punto sullo stato dell’arte del problema sia per sollecitare risposte adeguate da parte delle Istituzioni. Dal 2002 a oggi sono stati raggiunti importanti risultati: 191 le inchieste concluse, 85 le Procure che hanno indagato, 1.199 le persone arrestate e 3.348 quelle denunciate, 666 le aziende implicate, 22 gli Stati esteri coinvolti, 43 miliardi di euro il volume d’affari stimato. Nella lotta ai trafficanti di veleni impressionante è anche la quantità di rifiuti sequestrati (ben 13.100.000 tonnellate, equivalenti a una strada di 1.123.512 TIR, lunga più di 7.000 chilometri), grazie alle numerose inchieste che hanno smascherato i criminali (tra le quali Greenland, Murgia Violata, Econox, Salmone indigesto, Clean sweep, Phantom re cycling, Banda Bassotti, Re Mida, Terra Mia, Madre Terra (I e II atto), Girotondo, Grande Muraglia (I e II atto), Mesopotamia, Carte False, Star Wars, Mercanti di Rifiuti, Veleno, Golden Rubbish, Giudizio Finale, Fiori d’acciaio). Oggi, insomma, il nostro Paese sembra conoscere tutto su caratteristiche, modalità operative e rotte seguite, in modo tale da poter predisporre azioni di carattere preventivo o repressivo. Ma in realtà “si tratta di una giostra troppo grande per gli operatori preposti ai controlli”.
Per questo Legambiente propone di:
- rafforzare da un lato e semplificare dall’altro il quadro sanzionatorio in materia di tutela penale dell’ambiente attualmente in vigore;
- rendere pienamente operativa la nuova classificazione del delitto di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, prevedendo, come per tutti gli altri delitti di competenza delle Procure distrettuali antimafia, l’utilizzo di intercettazioni telefoniche e ambientali in presenza di sufficienti indizi di reato, e non gravi com’è attualmente, e prolungando fino a un anno i termini per le indagini preliminari;
- prevedere una serie di modifiche normative finalizzate a rendere più efficaci, anche dal punto di vista della sostenibilità economica, le procedure di sequestro di rifiuti presso aree portuali e aeroportuali;
- sollecitare l’estensione del delitto di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/2006) in tutti i Paesi dell’Unione europea, come previsto peraltro dalla Direttiva comunitaria 2008/99/CE al fine di contrastare in maniera più efficace i traffici transnazionali di rifiuti;
- inserire stabilmente e rafforzare il contrasto dei traffici illegali di rifiuti nelle attività di organismi investigativi e di controllo europei e internazionali (quali Europol, Interpol e Organizzazione mondiale delle Dogane).