Le esportazioni di abiti usati spostano oltre il 20% dei rifiuti tessili europei in paesi a basso reddito. Parigi vuole dire basta
Con le esportazioni di abiti usati si riempiono discariche nel Sud globale invece che rifornire l’economia circolare
(Rinnovabili.it) – La Francia sta spingendo a livello europeo per un divieto sulle esportazioni di abiti usati. Lo ha dichiarato il Ministero dell’Ambiente all’agenzia di stampa Reuters. Il problema dei rifiuti tessili è oggettivamente grave, del resto, con l’UE tra i principali esportatori verso paesi a basso reddito.
Negli ultimi vent’anni si è registrato un enorme aumento delle esportazioni di abiti usati dall’UE. Tra il 2000 e il 2019, la quantità è quasi triplicata, passando da 550.000 tonnellate a quasi 1,7 milioni di tonnellate. I dati, raccolti dall’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) hanno visto un calo nel 2022 (1,4 milioni di tonnellate). Ma l’aumento è comunque significativo. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore è la filosofia. Ma i rifiuti tessili possono causare inquinamento nei paesi africani dove gli articoli non possono essere rivenduti e finiscono nelle discariche.
In totale, l’Europa produce ogni anno 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti di abbigliamento e calzature, secondo la Commissione Europea. Insieme a Svezia e Danimarca, che sostengono la proposta, la Francia mira a discuterne durante un incontro del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente a Bruxelles il 25 marzo. Il Ministero, riferisce la Reuters, vuole dare una spallata ulteriore al fenomeno della “fast fashion”, che incentiverebbe un approccio disinvolto all’usa e getta dei consumatori.
Se la proposta verrà portata avanti, i risvolti non saranno affatto semplici da gestire per l’UE. Il tessile, infatti, si ricicla ancora troppo poco e sarà così ancora per molto tempo. Se viene a mancare la possibilità di scaricare i rifiuti nei paesi più poveri, occorrerà accelerare drasticamente la messa in opera di sistemi di gestione. L’economia circolare del settore è quasi inesistente, con i primi consorzi nati solo negli ultimi mesi. Ma nel proporre terapie d’urto i francesi sono maestri. Chissà che anche questa volta non ci abbiano visto giusto.