Nel suo ultimo libro Cycle & Recycle il fotografo belga Bulteel documenta la strana e accattivante bellezza dei rifiuti riciclati
Ogni giorno nel mondo, le persone generano un volume di rifiuti che pesa più o meno quanto un milione di elefanti. Ed entro il 2050, se le cose non dovessero cambiare, ci ritroveremmo con mari dove la plastica supera per numero i pesci presenti. Il fotografo belga Paul Bulteel ha deciso di avvicinarsi alla questione con uno sguardo nuovo, spinto forse dall’aver vissuto in una regione che sembra aver affrontato con successo il problema dei rifiuti.
Il Belgio vanta infatti uno dei più alti tassi di riciclo nel mondo: l’ottanta per cento degli imballaggi sono recuperati e trasformati in nuovi materiali riutilizzabili. Ecco perché per il suo libro di fotografie, “Cycle & Recycle”, Bulteel ha voluto visitare alcuni impianti di riciclaggio in Belgio, Lussemburgo, Germania, Paesi Bassi e Francia. L’obiettivo non era tanto documentare i “volumi e varietà di flussi di rifiuti”, elemento già esplorato da artisti e fotografi, quanto illustrare e incoraggiare gli sforzi “di riciclare i rifiuti su una scala senza precedenti.”
Anche se il termine “riciclo” è familiare, sono in pochi a potersi formare un’immagine mentale di ciò che questa pratica in realtà comporti. Bulteel ha deciso così di assumersi questo compito in una serie di sorprendente e di scatti che illustrano ciò che accade quando la nostra carta, plastica, metallo, vetro, elettrodomestici o abbigliamento sono trasformati in qualcosa di nuovo. La maggior parte delle fotografie ritrae mucchi di materiali, che sono stati raccolti e ordinati, poi triturati, impacchettati, accatastati, schiacciati, o trasformati.
Il risultato è sicuramente sconcertante, suggestivo, e in qualche modo anche poetico con fotografie luminose, caratterizzate da colori saturi, e precise forme geometriche quasi a suggerire un ritorno all’ordine dal caos. Se le pratiche riprese dall’occhio attento di Bulteel “dovessero diventare un’abitudine comune in tutto il mondo”, scrive il fotografo, “almeno una delle nostre maggiori sfide ambientali a livello planetario verrebbe gestita nel modo giusto”.