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La AEA mette in luce la vulnerabilità climatica dell’Europa

(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico va fermato, le conseguenze negative registrate in Europa ne danno nuovamente conferma e fanno sentire sempre di più la necessità di misure di adattamento. A mettere in evidenza la tristemente nota situazione, il report pubblicato ieri dall’Agenzia Europea per l’Ambiente intitolato “Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012”.

Il cambiamento climatico sta interessando tutte le regioni d’Europa e causando una vasta serie di ripercussioni sulla società e sull’ambiente – si legge in questo comunicato dell’Agenzia europea – si prevedono ulteriori effetti in futuro, con danni potenzialmente elevati in termini di costi.

L’aumento delle temperature registrato in tutta l’Europa ha portato alla diminuzione delle piogge nelle aree meridionali mentre nel nord ha causato alluvioni e piogge torrenziali. Mentre i ghiacci della Groenlandia e dell’Artico si sciolgono, a lievitare sono invece i costi dei danni ambientali e quindi è ancora più palese l’effetto negativo dell’azione antropica incontrollata che aumenta i danni causati dagli eventi meteo. Le previsioni indicano inoltre che nel prossimo futuro si andranno ad intensificare gli eventi climatici che accentueranno la vulnerabilità della situazione che andrà, oltre che monitorata, protetta attraverso adeguate misure di adattamento e prevenzione.

 

La consapevolezza che alcune regioni potranno adattarsi in maniera minore rispetto ad altre sta facendo quindi apparire sempre più chiara la necessità di politiche ambientali ed energetiche ad hoc, che tengano conto delle potenzialità dei territori e delle necessità di questi ultimi oltre che delle evidenti criticità che andranno ad aumentare le disuguaglianze tra alcune parti del mondo.

Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’AEA, ha affermato: “Il cambiamento climatico è una realtà di dimensioni mondiali, e la portata e la velocità del cambiamento stanno diventando sempre più evidenti. Ciò significa che ogni componente del sistema economico, incluse le famiglie, deve adattarsi e ridurre le emissioni”.

 

A mettere ulteriormente in allerta gli esperti i dati relativi alle temperature registrate nell’ultimo decennio, che è stato classificato come il più caldo a causa della media generale della superficie terrestre più alta di 1,3 °C rispetto alla temperatura media dell’epoca preindustriale, con la previsione che la situazione possa peggiorare e il calore aumentare di 2,5-4 °C verso la fine del XXI secolo rispetto alla media del 1961-1990.

Il pericolo, in caso i sistemi non si adeguassero al previsto aumento delle ondate di calore, è l’aumento delle perdite umane oltre che l’impoverimento di fauna e flora determinati anche dall’intensificazione dei piovaschi e delle alluvioni nelle aree del nord Europa.

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