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L’inquinamento luminoso danneggia il cervello?

(Rinnovabili.it) – L’orologio biologico inizia a sfasarsi, i meccanismi che regolano la funzionalità delle cellule funzionano male e le cellule del cervello si predispongono per la neurodegenerazione. È questo il circolo vizioso a cui andremmo incontro se fossimo sottoposti a forme invasive di inquinamento luminoso. Lo rende noto una ricerca dell’Università dell’Oregon, secondo la quale la luce artificiale danneggerebbe la salute dell’uomo e dell’ambiente. Stando a quanto sostenuto dai ricercatori, infatti, l’inquinamento luminoso sarebbe uno dei fattori che portano alla distruzione dell’orologio biologico, causa a sua volta di processi neurodegenerativi che portano alla perdita della funzionalità motoria e, in alcuni casi, alla morte precoce. Per capire cosa succeda effettivamente a livello cerebrale, sono stati fatti esperimenti sulle mosche della frutta, i cui meccanismi di regolazione dell’orologio biologico sono molto simili a quelli umani. Alle mosche sono state indotte due differenti mutazioni: una è andata a interferire con il ritmo circadiano, cioè il meccanismo genetico che regola il funzionamento del corpo umano in base ai periodi di buio e di luce; l’altra, invece, ha indotto le stesse patologie cerebrali che avvengono semplicemente con l’invecchiamento. Ebbene, nelle mosche sottoposte alla prima mutazione è stata riscontrata una riduzione del tempo di vita medio del 32-50%, con una perdita di gran parte delle funzioni motorie e un rapido sviluppo di “buchi” cerebrali. Continuare le ricerche in questo campo potrà, se lo augurano i ricercatori, ampliare le conoscenze sugli effetti che le fonti luminose artificiali possono provocare non solo sulla salute umana, ma anche sull’ambiente.

 

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