(Rinnovabili.it) – Il ministro Prestigiacomo ha espresso soddisfazione per le conclusioni del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente svoltosi a Lussemburgo, durante il quale si è discusso di un’eventuale prolungamento della scadenza del protocollo di Kyoto.
“Sono state recepite le richieste italiane, in vista della conferenza di Durban, relative alla definizione della durata massima del secondo periodo di Kyoto che non dovrà andare oltre il 2020 e che dovrà rappresentare una fase di transizione verso l’accordo globale ritenuto essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici” ha dichiarato il ministro. Tra le richieste italiane la necessità che gli impegni, che dovranno essere siglati anche dalle grandi economie del pianeta, possano essere costantemente monitorati grazie ad un sistema di controllo comune. Le dichiarazioni, rilasciate dal ministro dell’Ambiente al commissario europeo per il Clima, Connie Hedegaard, vanno quindi a dare il consenso per prolungare gli impegni firmati nella città giapponese nel 1997 e siglati dall’Europa nel 2008 per la riduzione delle emissioni di gas serra.
“Su questo tema in sede europea vi sono posizioni differenziate fra chi ritiene che l’Unione possa assumere posizioni unilaterali con un secondo periodo del Protocollo di Kyoto e chi, come l’Italia, invita a considerare che l’impegno sul clima è efficace solo se è globale, quindi con l’adesione di tutti i paesi, a partire da Cina, Usa, Giappone, Russia, India etc.”, si legge nel comunicato stampa diffuso a margine dell’incontro nel quale si ribadisce il bisogno per il pianeta di un accordo vincolante a livello mondiale, da siglare nel prossimo vertice Onu che si terrà a Durban tra fine novembre e inizi dicembre.
”Il nostro paese ha espresso in sede europea la disponibilità a considerare un secondo periodo del protocollo (il Kyoto 2), ribadendo tuttavia l’esigenza di uno strumento che sia giuridicamente vincolante anche per quei paesi che non hanno aderito a Kyoto, come gli Usa, che non sono disponibili ad un Kyoto 2 come Giappone, Russia e Canada, o che non hanno impegni di riduzioni di emissioni derivanti dal trattato, come Cina, India e tutti i paesi emergenti”. Secondo il ministro dell’Ambiente italiano ”senza uno strumento vincolante per tutti i paesi, soprattutto per i maggiori emettitori di C02, l’obiettivo di ridurre i gas serra a livello globale e quindi di contenere gli effetti dei cambiamenti climatici resta di fatto irraggiungibile”.