(Rinnovabili.it) – Nella lotta al cambiamento climatico, le vecchie divisioni tra Paesi sviluppati e quelli in Via di Sviluppo dovrebbero essere messe da parte e superate perché oggi prive di senso. Ne sono convinti i ministri di alcuni tra i Paesi più poveri del mondo e quelli europei, che ieri a Bruxelles si sono incontrati in vista del meeting globale sul cambiamento climatico previsto a Bonn la prossima settimana. Il modello di riferimento costruito un ventennio fa oggi risulta obsoleto. L’accordo raggiunto in occasione del Vertice della Terra di Rio nel 1992, infatti, formalizzato nel 1997 con il Protocollo di Kyoto, escludeva alcune delle economie emergenti dagli obblighi imposti per la riduzione delle emissioni; tra queste, anche la Cina che oggi però, oltre a essere la seconda economia a livello globale, è anche uno dei maggiori emettitori del mondo.
Si tratta di una situazione che rende superate le divisioni ritenute pertinenti 20 anni fa, una divisione sulla cui utilità si interroga anche il “climate chief” europeo, Connie Hedegaard, convinta che sia necessario impostare un programma di lavoro comune a livello globale. I negoziati su un possibile nuovo trattato sul clima che faccia seguito al Protocollo di Kyoto riprenderanno a novembre. Tra i Paesi sviluppati, quelli più poveri del mondo e i piccoli Stati insulari, più soggetti agli effetti dei cambiamenti climatici, sono in tanti a chiedere un nuovo accordo globale sulle emissioni da firmare entro il 2015 e attuare al 2020.