Il Ministro Maurizio Martina starebbe preparando le richieste di deroga dalla normativa europea sugli OGM per vietare 8 prodotti da semina approvati
(Rinnovabili.it) – L’Italia si unirà ai Paesi che finora hanno detto no alla coltivazione di OGM sul proprio territorio, vietando nei prossimi giorni l’utilizzo di 8 prodotti da semina transgenici già approvati dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
Lo riportano Testmagazine e l’Informatore agrario, scrivendo che il ministro alle Politiche agricole, Maurizio Martina, starebbe preparando 8 lettere – una per ciascun prodotto – da inviare alla Commissione europea nei prossimi giorni: in ciascuna annuncerà il blocco nazionale alla semina.
Nelle ultime settimane, diversi Paesi hanno sfruttato la nuova normativa europea sugli OGM, utilizzando la possibilità di far valere opt out (deroghe) nazionali che rendono possibile impedire la coltivazione anche dopo il parere positivo dell’Efsa e l’autorizzazione di Bruxelles. I governi in questione sono Germania, Francia, Grecia e Lettonia.
«Tecnicamente – spiega l’Informatore agrario – il divieto consiste in una richiesta di modifica dell’ambito geografico dell’autorizzazione Ue, per garantire che il territorio italiano non venga ricompreso nell’area di esercizio».
Secondo la nuova legislazione comunitaria, emanata nel marzo scorso, la comunicazione dell’opt out deve essere inoltrata sia alla Commissione europea che all’azienda biotech che ha presentato la domanda.
In Italia vige una moratoria di 18 mesi, emessa subito dopo l’approvazione della direttiva 2015/412, che integra quella del 2001 sulle colture OGM. Tuttavia, le preoccupazioni non mancano, nonostante ogni Stato possa ora decidere di non piantare semi transgenici per motivazioni socio-economiche, di uso dei suoli, di pianificazione territoriale, di contaminazione transgenica di altre coltivazioni, di politica agricola e di politica ambientale.
Infatti, questo riconoscimento della sovranità nazionale è una concessione che la Commissione europea accetta di buon grado. Lasciare mano libera agli Stati membri equivale a svuotare di significato il ruolo del Parlamento europeo, che non potrà più esprimersi in blocco su questo tema. Questo eviterà stalli prolungati, come quelli vissuti negli ultimi anni, sempre in cerca di quella maggioranza qualificata mai raggiunta. Il risultato è un più facile processo di approvazione degli OGM a livello europeo, perché la Commissione può letteralmente decidere da sola.