Per esercitare il diritto di opt out previsto dalla nuova direttiva sugli OGM, il nostro Paese ha tempo fino al 3 ottobre. Dopo, tutto sarà più difficile
(Rinnovabili.it) – La sabbia nella clessidra finirà il 3 ottobre prossimo, e per quella data l’Italia dovrà avere inoltrato alla Commissione europea la richiesta di vietare la coltivazione di OGM sul territorio nazionale. L’annuncio viene da Legambiente, che sollecita il governo di esercitare le sue prerogative così come previsto dalla direttiva 2015/412.
«Nella battaglia contro gli OGM il Paese si è dimostrato in prima linea e ha sempre sostenuto la nuova direttiva, per questo non riusciamo a capire a cosa possa essere dovuto questo ritardo – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale dell’associazione del cigno verde – Ci auguriamo pertanto che l’Italia non perda questa importante occasione e che invii entro il 3 ottobre la richiesta. Solo così così sarà possibile, infatti, proteggere l’agricoltura italiana dalla contaminazione delle coltivazioni geneticamente modificate, continuando a garantire l’assoluta sicurezza dei prodotti agricoli di qualità e la tutela della salute dei cittadini».
Secondo fonti diplomatiche italiane a Bruxelles, citate da EuNews, le lettere con la richiesta di opt out «stanno per partire». Esse permetterebbero di impedire l’ingresso delle quattro varietà di mais OGM già approvate per la coltivazione nell’Unione: Monsanto MON810, Pioneer TC1507 e Syngenta GA21 e Bt11, più altri 4 in via di autorizzazione.
Dopo il 3 ottobre, gli Stati membri potranno ricorrere alla clausola di salvaguardia prevista dalla direttiva, ma non potranno più addurre motivazioni di sicurezza ambientale o alimentare, di esclusiva competenza dell’Efsa (l’agenzia europea per la sicurezza alimentare). Dunque il percorso sarebbe più tortuoso e ricco di insidie: l’opt out potrà basarsi unicamente su ragioni di carattere socio-economico, obiettivi di politica ambientale, agricola, di ordine pubblico, pianificazione urbana e territoriale, uso del suolo e volontà di evitare contaminazioni per le colture non OGM.
Tutte giustificazioni la cui fondatezza dovrà essere giudicata dalla Commissione, e che potrebbero essere contestate in ambito Wto perché valutate come “distorsive del mercato”.
Al momento sono 11 gli Stati membri che hanno già inoltrato la richiesta di esimere i rispettivi territori dalla coltivazione transgenica: Lettonia, Grecia, Francia, Croazia, Austria, Ungheria, Olanda, Belgio, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. È ancora in attesa di conferma l’annuncio della Germania.