Rinnovabili • inquinamento dell'aria Rinnovabili • inquinamento dell'aria

L’Italia a un passo dalla sanzione UE per inquinamento dell’aria

L'UE è stanca di aspettare. A causa dell'inquinamento dell'aria il nostro paese potrebbe finire davanti alla Corte di Giustizia e dover pagare una multa milionaria

inquinamento dell'aria

 

(Rinnovabili.it) – Il governo Gentiloni, e con esso il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, rischiano di lasciare all’Italia un’eredità economicamente pesante sul fronte delle politiche ambientali. Il Commissario Euroeo per l’Ambiente, Karmenu Vella, è infatti pronto a denunciare alcuni stati membri dell’Unione – tra cui il nostro – che non rispettano i parametri comunitari sulla qualità dell’aria. Lo rivela un articolo di Politico, dal quale si evince che l’Italia è tra i paesi bacchettati da Bruxelles, insieme a Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Tutti i big, dunque, finiscono dietro la lavagna per l’eccessivo inquinamento dell’aria, problema al quale sembrano mancare i rimedi di lungo termine. La lettera di Vella è indirizzata al Ministero dell’Ambiente, e suona come una specie di ultimatum. I ministri degli stati coinvolti sarebbero stati convocati per un incontro, il prossimo 30 gennaio: al tavolo con l’Europa, dovranno portare piani convincenti e tempistiche chiare per rientrare nei limiti europei.

L’Italia, come la Francia, ha un duplice problema: alti livelli di biossido di azoto (NO2) e particolato atmosferico. Il primo è diretta conseguenza del numero di motori diesel che rombano sulle nostre strade. Se i governi non si adegueranno, «la Commissione procederà al passaggio successivo della procedura d’infrazione», il deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

 

>> Leggi anche: L’inquinamento atmosferico uccide 4 milioni di persone l’anno <<

 

«Se il ministro Galletti dovesse presentarsi a Bruxelles, il 30 gennaio prossimo, il nostro Paese si renderà certamente protagonista di un confronto imbarazzante – dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace – Il governo italiano è apparso in questi anni del tutto inoperoso sul fronte dell’inquinamento atmosferico. Si pensi all’assoluto nulla realizzato per il settore trasporti, con i fondi disponibili per la realizzazione di una rete di ricarica per i veicoli elettrici che non sono neppure stati spesi. Oggi l’auto privata alimentata con i derivati del petrolio è ancora protagonista assoluta della mobilità italiana, e il suo primato pesa in termini sanitari e di dipendenza energetica. Mentre molti Paesi stanno investendo in mobilità sostenibile, l’Italia è ferma al palo. Speriamo che l’intervento dell’Ue si traduca in una salutare scossa».

Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), il Bel paese è ai vertici della triste classifica, con 90 mila morti premature all’anno per l’inquinamento dell’aria sulle 487.600 del continente. Con oltre 1.300 decessi per milione di abitanti, restiamo al di sopra della media europea, che si ferma a 820.

 

Le cause dello smog

Uno studio realizzato da Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria-Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano ha comparato tutte le emissioni dei combustibili utilizzati in Italia per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria: gas, GPL, gasolio, pellet e legna da ardere. La ricerca evidenzia come le biomasse e la legna da ardere siano i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico, sia in relazione ai valori di Particolato (PM) che di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA).

«In particolare – si legge in una nota – le emissioni di particolato nel pellet sono di 2 ordini di grandezza superiori a quelle dei combustibili gassosi e al gasolio e di 3 ordini per quanto riguarda la legna da ardere.  Per il Benzoapirene, i valori più alti sono stati misurati di gran lunga sulla legna e, tra gli altri combustibili, sul pellet, dal momento che la concentrazione degli stessi nei fumi delle caldaie a gas naturale e GPL è risultata non rilevabile. Questi risultati confermano dunque il forte contributo della biomassa solida alle emissioni inquinanti del settore domestico».