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Italia: alle fossili 42 volte i soldi spesi per il clima

Nel nostro e in altri 7 Paesi ricchi i finanziamenti pubblici ai combustibili fossili superano di molto quelli per il clima. Ma alla COP 21 non se ne parla

Italia alle fossili 42 volte i soldi spesi per il clima

 

(Rinnovabili.it) – L’Italia e altri 7 Paesi ricchi spendono in sussidi ai combustibili fossili 40 volte più che in aiuti per il clima alle nazioni più povere. Le cifre nude e crude, fornite da Oil Change International, parlano chiaro: 80 miliardi di dollari l’anno vanno a gonfiare le tasche dell’industria petrolifera, del gas e del carbone, mentre soltanto 2 finiscono nel Fondo verde per il clima, creato dall’ONU per catalizzare fondi da spendere in misure di adattamento e mitigazione degli effetti del riscaldamento globale nei territori che più sono destinati a subirli.

Si tratta di denaro pubblico, cioè proveniente dalle tasche dei contribuenti. Oltre al nostro Paese, le informazioni raccolte dall’organizzazione insieme a Climate Action Network mettono sulla graticola anche Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Disaggregando questi dati, le due ONG arrivano a stabilire il peso economico dei sussidi per ciascuno Stato. A torreggiare sugli altri è l’Australia, che spende in sovvenzioni alla dirty energy 113 volte di più ogni anno rispetto agli impegni che prende con il Fondo per il clima. Seguono il Canada, con un rapporto di 79:1, il Giappone (53:1), il Regno Unito (48:1), l’Italia (42:1), gli Stati Uniti (32:1), la Germania (21:1) e la Francia (6:1).

 

Italia alle fossili 42 volte i soldi spesi per il clima 2«L’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili potrebbe essere un enorme doppia vittoria – ha spiegato Alex Doukas, senior campaigner di Oil Change International – Potrebbe interrompere un enorme spreco di denaro pubblico che sta alimentando la crisi climatica, liberando allo stesso tempo liberando risorse che potrebbero aiutare i Paesi poveri ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e organizzare la transizione alle energie rinnovabili».

La ricerca è stata pubblicata ieri, per fare pressione sulle 196 parti dell’UNFCCC riunite a Parigi nel tentativo di raggiungere un nuovo accordo sul clima. Un testo preliminare, base dei negoziati della prossima settimana, è stato diffuso ieri. Ma è pieno di parentesi quadre, ad indicare tutti i nodi ancora da sciogliere. Inoltre, non vi sono riferimenti diretti all’interruzione dei sussidi pubblici ai combustibili fossili.

I Paesi in via di sviluppo hanno chiesto un maggiore sostegno da parte delle economie avanzate, così che sia davvero possibile avviare una produzione di energia pulita in scala compatibile con le esigenze climatiche. La creazione di una filiera locale delle rinnovabili potrebbe trasformarsi in un volano economico capace di contribuire alla riduzione della povertà e, contemporaneamente, mantenere le emissioni di carbonio sotto controllo.