In linea con i valori del Pil, la produzione dei rifiuti urbani in Italia nel 2018 è cresciuta del 2% rispetto al 2017
(Rinnovabili.it) – Presentato oggi, martedì 10 dicembre, alla Camera dei Deputati, il Rapporto Rifiuti urbani edizione 2019 (pdf) di ISPRA. I numeri lasciano poco spazio alle interpretazioni: i volumi da gestire sono sempre di più e, nel 2018, hanno toccato quota mezza tonnellata procapite. In totale fa circa 30,2 milioni di tonnellate: un numero in crescita netta se si considera che negli ultimi 6 anni ci si era mantenuti al di sotto delle 30 tonnellate.
I valori più alti di produzione pro capite – approfondisce il rapporto – si osservano per il Centro, con 548 chilogrammi per abitante pari ad un aumento di oltre 10 kg rispetto al 2017. Valori medi al Nord con circa 517 chilogrammi per abitante – in crescita di 14 kg – e più bassi al Sud, con 449 kg per abitante ed un aumento di 7 kg.
Oltre alle tonnellate di rifiuti urbani prodotte ogni anno, a crescere è, però, anche la raccolta differenziata, salita rispetto al 2017 di circa il 2,6%. Sono 7, in questo caso, le regioni italiane che superano l’obiettivo del 65% di differenziata fissato, al 2012, dalla normativa: medaglia d’oro al Veneto con il 73,8%, seguito da Trentino Alto Adige (72,5%) e Lombardia (70,7%). Giù da podio invece Marche (68,6%), Emilia Romagna (67,3%), Sardegna (67%) e Friuli Venezia Giulia (66,6%).
Cosa si differenzia? Il primo posto spetta all’organico che, con il 40,4% del totale, si conferma anche nel 2018 la frazione più raccolta in Italia. Bene anche carta e cartone (19,5% del totale), con 3,4 milioni di tonnellate e una crescita del 4,3% rispetto al 2017. C’è ancora molta strada da fare con la plastica che, con una della raccolta urbana del 7,4%, segna un quantitativo complessivamente intercettato pari a quasi 1,4 milioni di tonnellate.
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Differenziare va bene, ma bisogna anche riciclare. Nel nostro Paese tuttavia, tra organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno, difficilmente si supera la soglia del 50%, soglia comunque fissata dalla direttiva 2008/98 per il 2020. Ora però bisognerà fare meglio: le nuove direttive hanno infatti innalzato il target al 55% nel 2025, al 60% nel 2030, al 65% nel 2035.
In riferimento alla gestione dei rifiuti ed agli impianti di smaltimento, il Report ISPRA sintetizza: il recupero di materia rappresenta la maggior porzione di gestione dei rifiuti (28%), segue il conferimento in discarica (22%, quasi 6,5 milioni di tonnellate), il trattamento biologico della frazione organica e l’incenerimento. Nel dettaglio, i rifiuti urbani smaltiti in discarica nel 2018 ammontano a quasi 6,5 milioni di tonnellate, facendo registrare, rispetto alla rilevazione del 2017, una riduzione nazionale del 6,4%, mentre il 18% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito (5,6 milioni di tonnellate, cioè il 5,8% in più rispetto al 2017).
Un ultimo accenno alla provenienza e all’esportazione estera dei rifiuti. Analizzando i flussi di rifiuti organici avviati fuori regione, i maggiori quantitativi derivano dalla Campania (circa 487 mila tonnellate) e dal Lazio (oltre 270 mila tonnellate), entrambe caratterizzate – sottolinea l’ISPRA – da una dotazione impiantistica non adeguata a quanto prodotto. Allo smaltimento di tali rifiuti ci pensano il Veneto, che riceve la quota più considerevole dell’organico (49,7% del totale) prodotto in Campania e Friuli Venezia Giulia, regione cui sono conferiti i quantitativi maggiori (pari al 48,7%) dei rifiuti prodotti dal Lazio.
L’esportazione all’estero dei rifiuti interessa invece l’1,5% dei rifiuti urbani prodotti in Italia (soprattutto combustibile solido secondario (45%) e rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti), segnando così un eloquente +31% rispetto al 2017. Calano invece dell’8% le importazioni: la plastica ammonta al 29%, il vetro al 25% l’abbigliamento al 22%.
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