La polvere di bauxite rischia di coprire i fondali marini, uccidere i coralli e allontanare i pesci dalle coste
(Rinnovabili.it) – Nuovo disastro naturale nelle Isole Salomone: durante le fase di carico di un mercantile ormeggiato nella Kangava Bay, sull’isola di Rennell, almeno 5 mila tonnellate di bauxite sarebbero scivolate in mare. A metà febbraio, il piccolo arcipelago a est di Papua Nuova Guinea era salito agli onori della cronaca per lo sversamento di quasi 100 tonnellate di petrolio grezzo fuoriuscito da una petroliera in transito nei pressi della barriera corallina che circonda il sito patrimonio dell’Unesco.
La bauxite viene utilizzata per separare l’alluminio estratto nelle miniere dell’isola. Dopo lo scivolamento del carico, le acque della baia si sono subito tinte di rosso e il Governo locale ha ribadito il divieto di catturare e mangiare pesci, già in vigore dallo scorso febbraio, ma da molti ignorato dal momento che il pesce è una delle poche risorse alimentari delle Isole Salomone.
L’impatto della bauxite sull’ecosistema marino potrebbe essere molto peggiore di quello del petrolio grezzo: la polvere di roccia rossastra potrebbe coprire le formazioni coralline, soffocare le forme di vita che abitano i fondali nei dintorni dell’isola impedendo alla luce di penetrare. Secondo gli esperti, inoltre, la polvere potrebbe essere trasportata dalle correnti marine anche a grandi distanze dal luogo dell’incidente, causando danni difficilmente calcolabili al momento.
Fonti ufficiose sostengono che a seguito dello sversamento di bauxite diversi bambini che nuotavano nella baia avrebbero lamentato irritazioni cutanee e prurito. I portavoce della Bintan Mining Solomon Islands, la compagnia di estrazione mineraria responsabile dell’incidente, ha comunicato di aver sospeso le operazioni di carico di bauxite nell’isola.
A partire dal 17 luglio, l’Amministrazione delle Isole Solomon dovrebbe avviare la bonifica delle coste e del mare contaminato dallo sversamento di petrolio dello scorso febbraio. L’operazione dovrebbe durare 4 mesi e arriva dopo i rituali controlli per stabilire le responsabilità sull’accaduto. Il timore di associazioni ambientaliste e di esperti è che i tempi necessari a progettare le operazioni di bonifica della ben più pericolosa bauxite possano portare a un danno ambientale irreversibile.
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