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Nel gelo d’Islanda si parla di rischi del riscaldamento globale

Il riscaldamento globale può causare il disgelo del permafrost, l’area perennemente ghiacciata del polo nord, innescando mutamenti irreversibili

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(Rinnovabili.it) – Inizia oggi l’Assemblea del circolo polare artico (Arctic Circle Conference), una conferenza che mette al centro dell’agenda i rischi del riscaldamento globale nella regione del polo. La sede è Reykjavik, la capitale dell’Islanda, e l’intento è sensibilizzare la politica in vista della COP 21 di Parigi. La tavola rotonda sarà partecipata: si attendono 1.500 persone da 50 Paesi, tra cui il presidente francese, Francois Hollande, ministri tedeschi, scandinavi, cinesi e politici di diverse aree del pianeta, dagli Usa alla Corea del Sud, da Singapore al Canada.

Questo appuntamento sarà uno degli ultimi prima della conferenza sul clima di Parigi, in programma dal 30 novembre all’11 dicembre. Diversi istituti di ricerca, dunque, utilizzeranno questa piattaforma per presentare i propri studi e rapporti, nel tentativo di smuovere un blocco politico che al momento non ha raggiunto gli obiettivi che si era dato sul cambiamento climatico.

L’attenzione si concentrerà in particolare sulla necessità di tutelare il permafrost, cioè il terreno tipico della parte più settentrionale del pianeta, in cui il suolo è perennemente ghiacciato.

 

Nel gelo d'Islanda si parla di rischi del riscaldamento globale

 

«Dato che il permafrost contiene il doppio del carbonio presente in atmosfera – spiegano i ricercatori del Woods Hole Research Center – il suo disgelo e il conseguente rilascio di CO2 è un tema che può essere centrale ai fini delle soluzioni politiche necessarie per contenere il riscaldamento globale».

Anche perché diventa un problema che si autoalimenta: il carbonio rilasciato dalla fusione del permafrost provoca maggiore riscaldamento, che a sua volta provoca ulteriore scioglimento del permafrost. Questo ciclo potrebbe rappresentare una minaccia difficile da arrestare una volta in corso. Ciò che si può fare, però, è tenerla sotto controllo. L’equazione, secondo gli scienziati, è semplice: meno combustibili fossili vengono bruciati, meno carbonio viene rilasciato dal permafrost.

A differenza di altri guai direttamente causati dall’uomo, come la deforestazione o l’utilizzo di energie fossili, il tema del permafrost non è mai stato affrontato seriamente dalla politica, sebbene dia origine a mutamenti irreversibili.