Se le politiche ambientali globali seguiranno i precetti dell'accordo di Parigi, una quota enorme di investimenti previsti nel settore del petrolio e del gas dovrà essere ritirata
(Rinnovabili.it) – I piani di investimento delle major del petrolio e del gas rischiano di naufragare miseramente se gli stati decideranno di implementare le politiche climatiche necessarie a trattenere l’aumento delle temperature medie planetarie sotto la soglia indicata dall’accordo di Parigi. Per evitare che entro il 2100 il termometro sia salito di oltre 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, è necessario mettere in campo da subito atti concreti per tagliare o evitare le emissioni. Per questo le previsioni di investire, entro il 2025, 2.300 miliardi di dollari in progetti oil&gas non rispecchiano la realtà. I calcoli li ha fatti Carbon Tracker, una iniziativa portata avanti da analisti finanziari, maestri nel calcolare il rischio carbonico degli investimenti.
Il rapporto ha analizzato i costi dei progetti relativi al settore del petrolio e del gas previsti da parte di 69 società nei prossimi 8 anni. Quindi, ha confrontato la loro intensità di carbonio con gli obiettivi necessari a soddisfare l’accordo di Parigi. Risultato? Le grandi compagnie sono pesantemente esposte in progetti che potrebbero non vedere mai la luce: Exxon, la più grande società del settore quotata in borsa, rischia di spendere fino al 50% del budget in progetti che non saranno necessari. Shell e la francese Total fino al 40%. Circa due terzi della potenziale produzione di petrolio e gas che eccederebbe lo “scenario 2 °C” è controllata dal settore privato. Il che dimostra come il rischio riguardi non tanto le compagnie nazionali, quanto soprattutto le società quotate.
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Nell’elenco dei 5 progetti più costosi e non necessari in uno scenario in linea con Parigi, tre vedono impegnati gruppi di aziende tra cui l’italiana Eni. Si tratta del campo petrolifero offshore di Kashagan, nel nordest del Mar Caspio entro i confini del Kazakistan, di Bonga e Bonga South West/Aparo, entrambi in Nigeria.
I dati arrivano in un momento storico non facile per le compagnie che operano nel campo negli idrocarburi: gli investitori premono infatti perché riducano le emissioni e perché aumentino la trasparenza sugli investimenti futuri. Finora, si sono fidati delle analisi di scenario, ma dopo l’emergere prepotente degli effetti del cambiamento climatico non possono più credere alle favole. Inoltre, lo scandalo giudiziario in cui è finita Exxon ha permesso ai media di raccontare come la compagnia avesse nascosto le informazioni sui rischi del cambiamento climatico.