(Rinnovabili.it) – Non solo le nostre città, ma anche le infrastrutture digitali sono a rischio global warming. Lo sanno bene migliaia di residenti di Perth, in Australia, che lunedì mattina hanno sgranato gli occhi alla notizia che Internet si era fusa. Il secondo più grande provider di servizi DSL australiano, iiNet, la rete ha collassato per colpa delle alte temperature (44 gradi centigradi).
In sostanza si è interrotto il data center di Perth, perché il condizionamento dell’aria non è stato in grado di raffreddare i principali sistemi di backup. Ad aggravare il problema è stato il caldo, che ha portato alla chiusura di alcuni server come misura precauzionale.
L’aumento delle temperature, e altri eventi meteorologici estremi causati dal cambiamento climatico, avranno un forte impatto sulle infrastrutture. Sia quelle per la mobilità delle persone – maggiore instabilità delle rotaie dei treni, fusione dell’asfalto – che quelle per il trasferimento dei dati, come le linee elettriche o i cavi di Internet, che oggi sono l’ossatura insostituibile della nostra vita personale e lavorativa.
L’utente medio non può rendersene conto, ma condizioni meteorologiche estreme come la scarsità e l’aumento del costo dell’acqua, così come le alte temperature, potrebbero essere un pessimo affare per le aziende tecnologiche. L’acqua è importante per i processi di raffreddamento del settore dell’informazione e della comunicazione, lo spiega chiaramente un rapporto della Business for Social Responsibility, e l’aumento di calore porterà più frequenti interruzioni di energia. Oltre alla sua manifestazione virtuale, non possiamo dimenticare che Internet è prima di tutto fili, metalli e tubi, e può subire danni fisici.
La vulnerabilità di Internet è stata accertata da tempo. Per esempio dalle preoccupazioni di Google sui morsi degli squali ai suoi cavi sottomarini per la fibra ottica. Oppure alcuni ricorderanno la donna georgiana che ha fatto saltare la connessione Internet dell’Armenia mentre scavava in cerca di rame. A tutto ciò si aggiunge il global warming: le alte temperature sono particolarmente problematiche (e più probabili di un attacco degli squali), perché la gestione di un data center prevede prevalentemente la protezione dei server dal surriscaldamento.