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Criteri per gli interferenti endocrini: la controproposta delle ONG

Criteri per gli interferenti endocrini: la controproposta delle ONG

 

(Rinnovabili.it) – Criteri per identificare gli interferenti endocrini (EDC) più ampi e orizzontali, non solo per pesticidi e biocidi. È la richiesta rivolta a Bruxelles dalle Ong  Center for International Environmental Law (CIEL) e ClientEarth con un report appena pubblicato, appoggiata anche da alcuni eurodeputati di 5 diversi schieramenti. Un tentativo di entrare a gamba tesa nel lento e difficoltoso processo che vede gli Stati membri, la Commissione e le lobby dell’agribusiness e della chimica litigare sul testo definitivo da sottoporre al voto. Un modo per sparigliare le carte e, forse, bloccare l’introduzione dei nuovi criteri, che per le Ong – ma anche per diversi paesi membri – non tutelano affatto la salute dei cittadini.

D’altronde gli interferenti endocrini  – sostanze chimiche che vanno a interferire con il nostro sistema endocrino – sono presenti in una gran varietà di prodotti: oltre a pesticidi e biocidi (e quindi in quantità residuale anche in ciò che mangiamo), anche nei cosmetici, nei prodotti per l’igiene e in molti tipi di plastica. “Gli EDC contaminano l’acqua che beviamo, i giocattoli con cui giocano i nostri bambini, i saponi che usiamo quotidianamente”, si legge nel report.

 

Criteri per gli interferenti endocrini: la controproposta delle ONGDa qui la richiesta delle Ong: i criteri sugli EDC devono essere completamente riscritti, in modo da prendere in considerazione sostanze sospette che ricadono sotto vari regolamenti, dal REACH a quello sui cosmetici, dalla direttiva quadro sull’acqua a quella sui giochi, dai regolamenti sulla strumentazione medica a quelli sul contatto tra materiali e cibo. “I criteri UE per gli interferenti endocrini sarebbero i primi standard al mondo in materia e stabilirebbero un precedente – afferma Giulia Carlini di CIEL, co-autrice del report – La Commissione deve riscrivere i criteri per identificare queste sostanze ovunque si trovino”.

Finora gli EDC sembrano avere tutt’altra sorte. Lo scorso giugno – in ritardo di 3 anni – il ramo esecutivo ha presentato una bozza, criticata da più parti perché ignora il principio di precauzione e richiede prove scientifiche schiaccianti per escludere dal commercio una sostanza. In questo campo come in altri, un tale grado di certezza è difficile da ottenere, benché si possa presumere con sufficiente sicurezza che esistano concreti rischi per la salute.

Da allora la bozza – che regola solo gli EDC nei pesticidi – è passata all’esame del Comitato permanente di competenza, quello sui prodotti fitosanitari. Lì si stanno incrociando da mesi le pressioni delle lobby dell’agrochimica e i dubbi di alcuni paesi membri. Per trovare un compromesso, la Commissione ha modificato più volte la versione originale, mai in modo abbastanza radicale e lasciando sempre qualche scappatoia a vantaggio dell’industria. Il voto finale, dopo diversi rinvii, è previsto per il 28 febbraio.

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