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Interferenti endocrini, Bruxelles non cambia idea

La Commissione ha rivisto la bozza di regolamento sugli interferenti endocrini (EDC), ma le modifiche apportate sono poche, timide e spesso solo 'cosmetiche'

Interferenti endocrini, Bruxelles non cambia idea

 

(Rinnovabili.it) – La Commissione europea ha corretto la bozza sui nuovi criteri per identificare gli interferenti endocrini (EDC) e l’ha rimandata indietro agli Stati membri. Emendamenti che non soddisfano nessuno: né le Ong che monitorano da mesi il processo e sono da mesi sul piede di guerra, né l’industria dell’agrochimica. Adesso la parola passa ai singoli paesi, che la scorsa settimana avevano di fatto bocciato la proposta e che ora devono giudicare la revisione, prima di votarla il prossimo 18 novembre alla riunione del Comitato permanente sui biocidi. Gli interferenti endocrini sono sostanze o molecole chimiche dannose per la salute – presenti in pesticidi, additivi alimentari, cosmetici – che agiscono sugli ormoni e sul sistema endocrino, degli uomini come degli animali.

 

La nuova bozza contiene dei cambiamenti davvero minimi. Il punto più importante è la definizione generale di quali interferenti sono da vietare. La formulazione originaria prevedeva il bando per gli EDC “noti per causare effetti nocivi negli umani”, ma molti Stati l’avevano considerata troppo stringente. Bisognerebbe avere inconfutabili prove scientifiche, difficili da ottenere, mentre non basterebbe più un ragionevole dubbio. Un passo che andava in direzione opposta al principio di precauzione. La versione rivista aderisce finalmente alla definizione data dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, per la quale è bene bandire quegli interferenti che “possono causare” effetti nocivi. Il punto era stato sollevato da 7 Stati tra cui Danimarca, Germania e Francia.

 

Interferenti endocrini, Bruxelles non cambia ideaMa non sono stati apportati altri cambiamenti, benché sollecitati da Ong e diversi Stati membri. La nuova bozza continua a escludere dal bando gli EDC “presunti” (inclusi invece nelle linee guida dell’Oms) e, soprattutto, viene mantenuto un approccio basato sul rischio concreto invece che sul pericolo eventuale. In altri termini, l’asticella per bloccare un (presunto) interferente endocrino resta ancora altissima.

Troppo alta, tornano all’attacco le Ong. PAN Europe parla di cambiamenti “largamente cosmetici”, che non intaccano la sostanza del nuovo regolamento. Anzi, in questo modo si aprirebbe la porta all’introduzione di una “dose minima” legale, anticamera dell’approvazione di queste sostanze. La coalizione di Ong EDC-Free Europe sostiene che la proposta “non proteggerà la salute dei cittadini né l’ambiente come invece prescritto da altre leggi”.

 

Allo stesso modo – ma per ragioni opposte – si lamentano anche lobbisti e industria. La European Crop Protection Association (ECPA), ad esempio, sostiene che non distinguere in modo netto le sostanze nocive da quelle non nocive causa un margine di incertezza che danneggia le aziende. Nella zona grigia tra le due categorie si scontrano la tutela della salute e il profitto delle aziende. Il voto del 18 novembre dirà chi ha prevalso.