(Rinnovabili.it) – A pochi giorni dalla sottoscrizione dell’accordo di ristrutturazione del debito tra Tirreno Power e gli istituti di credito, scoppia la bomba. L’attività investigativa dei Carabinieri del NOE di Genova sul caso della centrale di Vado ligure, ha portato a clamorose intercettazioni, pubblicate in queste ore dai media e in cui figurano importanti dirigenti del Ministero dell’Ambiente responsabili dell’ufficio preposto al rilascio delle autorizzazioni ambientali. Tirati in ballo anche lo stesso Ministro Galletti così come l’amministrazione della Regione Liguria, l’ex Governatore Burlando e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti.
Secondo quanto sarebbe riportato nel corposo documento d’indagine, sembrerebbe infatti evidente che a livello ministeriale e di controllo vi sia stato un certo interesse a garantire un’interpretazione “più favorevole a Tirreno Power”. L’11 marzo 2014 la società, partecipata dalla francese Gas de France e dall’italiana Sorgenia, era stata obbligata a chiudere parzialmente l’impianto dalla magistratura con l’accusa di vantare valori emissivi nettamente superiori a quelli oggi possibili grazie alle nuove tecnologie. La procura di Savona ha anche aperto un’indagine per disastro ambientale doloso legato all’attività della centrale, e su ben 427 morti ‘anomale’ verificatesi tra il 2000 e il 2007.
Come spiegano gli investigatori, le intercettazioni dimostrerebbero “come la pubblica amministrazione con particolare riferimento all’allora viceministro dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti” (non indagato), “si adoperi per suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare la prescrizione che impone la copertura del carbone”. Negli stralci pubblicati in queste ore i carabinieri riportano il tentativo delle istituzioni di “aiutare” la Tirreno Power con una norma ad hoc. “Cerchiamo di fare una porcata – dice in un’intercettazione ambientale un dirigente del ministero dell’Ambiente — che almeno sia leggibile”. L a norma in questione avrebbe dovuto servire ad aggirare le prescrizioni ambientali imposte all’azienda.
“E’ bene che tutte le persone coinvolte chiariscano bene e pubblicamente il proprio ruolo nella vicenda e gli atti compiuti, oppure, se non sono in grado di garantire un comportamento che metta l’interesse dei beni primari al primo posto, rassegnino le dimissioni -dice Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF– . Il 22 giugno il Presidente del Consiglio ha detto che il nemico oggi è il carbone: oggi ci viene confermato che inquina non solo il clima, la salute e l’ambiente, ma anche la vita pubblica. Sarebbe ora di chiudere definitivamente tutte le centrali a carbone e avere il coraggio di proporre e perseguire un nuovo modello energetico, che offra prospettive anche occupazionali ben più ampie e durature; invece si cercano di continuo scappatoie per protrarre la vita di centrali che già tanti danni hanno fatto e che, nel caso di Vado Ligure oggi ferma, non continuano a fare solo per l’intervento della Magistratura”.