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Un referendum sul petrolio in Ecuador ferma le trivelle in Amazzonia

La compagnia Petroecuador deve ora ottemperare all'esito del referendum sul petrolio in Ecuador, abbandonando l’area abitata dagli indigeni

referendum sul petrolio in ecuador
Foto di SusuMa da Pixabay

Con il 59% dei consensi nel referendum sul petrolio in Ecuador, i cittadini hanno deciso che non vogliono più le trivelle

(Rinnovabili.it) – Il tempo delle trivelle in Amazzonia è finito, almeno per quanto riguarda la porzione di foresta che si estende sul territorio ecuadoriano. Con un referendum sul petrolio in Ecuador tenutosi questo fine settimana, il paese ha avuto il suo verdetto. Ha vinto il NO con il 59% dei consensi, e gli elettori ecuadoriani hanno scelto di abbandonare lo sfruttamento petrolifero in una fascia del parco nazionale Yasuní che ospita almeno due tribù indigene autoisolate.

Ha raggiunto la maggioranza anche un secondo quesito, per vietare l’estrazione mineraria nella foresta Choco Andino, nel nord del paese.

“Le persone si stanno rendendo conto che le crisi che affrontiamo non potranno essere risolte sfruttando più petrolio”, ha detto Nemonte Nemquino, leader indigena Waorani vincitrice del Goldman Environmental Prize.

La foresta interessata dal quesito sulle trivelle è stata dichiarata riserva della biosfera dall’UNESCO nel 1989. Infatti si tratta di un hotspot di biodiversità, vantando centinaia di specie di uccelli, rettili e anfibi. Il problema è che il parco cela anche la più grande riserva di petrolio del paese. L’ex presidente Rafael Correa nel 2007 aveva chiesto ai paesi sviluppati 3,6 miliardi di dollari per mantenere lo Yasuní libero dalle esplorazioni petrolifere. Tuttavia, quei finanziamenti non si sono mai concretizzati e la Petroecuador, la compagnia petrolifera statale, ha iniziato a trivellare nel parco nel 2016. Oggi la società produce circa 55 mila barili di petrolio al giorno da un’area denominata Blocco 43.

Adesso l’azienda dovrà fare i bagagli, rinunciando a quasi 730 milioni di barili di petrolio, per 1,2 miliardi di dollari. Non tutta l’Amazzonia ecuadoriana sarà però liberata dalle trivelle. Il referendum, infatti, riguardava le attività nel Blocco 43, ma non quelle in altri due blocchi. 
Tuttavia, molti attivisti vedono questa vittoria come l’inizio di un cambiamento e la testimonianza di una rinnovata sensibilità ecologica nel paese. La seconda tappa potrebbe essere raggiunta già il 15 ottobre, data del ballottaggio per la presidenza oggi detenuta da Guillermo Lasso. Al politico e banchiere di destra, favorevole alle trivelle in Amazzonia, succederanno Luisa González (sinistra) o Daniel Noboa (destra).