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Un nuovo sensore luminescente per rilevare i PFAS nelle acque

La presenza di PFAS nelle acque reflue e potabili è un problema di prima grandezza. Un approccio sviluppato in Uk faciliterà la rilevazione

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Foto di Hans Reniers su Unsplash

I metodi attuali per esaminare la concentrazione di PFAS nelle acque erano costosi e complessi

(Rinnovabili.it) – Da oggi c’è un nuovo modo per rilevare l’inquinamento da PFAS nelle acque. Si tratta di un sensore luminescente sviluppato da scienziati esperti di chimica e scienze ambientali dell’Università di Birmingham, in collaborazione con scienziati dell’Istituto federale tedesco per la ricerca e i test sui materiali. 

I PFAS, soprannominati “forever chemicals” per la loro permanenza nell’ambiente, sono prodotti chimici a base di fluoro ampiamente utilizzati in diversi settori, dall’imballaggio alimentare alla produzione di semiconduttori, fino agli pneumatici. Negli ultimi anni sono aumentate le preoccupazioni riguardo all’inquinamento tossico che causano, in particolare nell’acqua. 

Essere in grado di identificare i PFAS nelle acque a seguito di sversamenti industriali è fondamentale per la nostra salute e per quella del pianeta. Ma gli attuali metodi per la misurazione di questi contaminanti sono complessi, richiedono molto tempo e sono costosi. Per questo gli studi si concentrano su metodi semplici, rapidi ed economici per misurare i PFAS nei campioni di acqua in loco, con l’obiettivo di facilitare il contenimento e la bonifica

Il nuovo approccio si basa su un sistema di rilevazione dell‘acido perfluoroottanoico (PFOA). Utilizza complessi metallici luminescenti attaccati alla superficie di un sensore. Il sensore funziona utilizzando un piccolo chip d’oro combinato con complessi metallici di iridio. La luce UV viene quindi utilizzata per eccitare l’iridio, che emette luce rossa. Quando il chip d’oro viene immerso in un campione inquinato con il PFOA, si osserva un cambiamento del segnale nella durata della luminescenza del metallo. 

Secondo gli scienziati, finora il sensore è stato in grado di rilevare 220 microgrammi di PFAS per litro d’acqua, dato che lo rende utile all’analisi delle acque reflue industriali. Per l’acqua potabile, invece, occorrerebbe maggior sensibilità, così da rilevare livelli di PFAS nell’ordine dei nanogrammi. Ora le ricerche si concentreranno quindi sul perfezionamento del metodo di rilevamento, così da estendere l’utilizzo di questo sensore e farne uno strumento forse fondamentale per le bonifiche del futuro.