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In Turchia gli impianti di riciclo della plastica sono un rischio per salute e ambiente

Secondo l’ultimo report di Human Rights Watch gli impianti di riciclo della plastica in Turchia hanno importanti impatti su ambiente e salute, esponendo le popolazioni che vi sono esposte a gravi violazioni del diritto alla salute

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Photo by Marc Newberry on Unsplash

(Rinnovabili.it) – Gli impianti di riciclo della plastica in Turchia producono gravi impatti sulla salute dei cittadini: queste le conclusioni del rapporto “It’s as If They’re Poisoning Us’: The Health Impacts of Plastic Recycling in Turkey” prodotto da Human Rights Watch. 

Lo studio racconta di un contesto particolarmente grave, in cui il governo turco non fornirebbe risposte e garanzie sufficienti per gli impatti ambientali e sanitari prodotti dagli inquinanti e dalle tossine diffusi dalle strutture di riciclaggio, che colpiscono sia i lavoratori (alcuni dei quali bambini) sia le famiglie residenti in zone che li ospitano.

“La Turchia ha regolamenti per proteggere le persone e l’ambiente, ma la mancanza di applicazione sta aumentando il rischio delle persone di gravi condizioni di salute per tutta la vita”, ha detto Krista Shennum, Gruber Fellow nella divisione Ambiente e diritti umani a Human Rights Watch. “Il governo della Turchia deve fare di più per soddisfare i suoi obblighi per proteggere le persone dagli effetti del riciclaggio di plastica tossica.”

L’inefficacia dell’azione governativa, secondo l’organizzazione, è aggravata dal fatto che l’Unione Europea conferisce in Turchia grande parte dei propri rifiuti in plastica destinati al riciclo. 

“È come se ci stessero avvelenando: gli impatti sulla salute del riciclo della plastica in Turchia”

Il report di Human Rights Watch ha monitorato lo stato di salute delle popolazioni esposte agli impianti di riciclo in Turchia, intervistando 64 persone di cui 26 lavoratori o ex lavoratori degli stabilimenti di Instanbul e Adana e 21 appartenenti di famiglie che vivono nei pressi degli impianti, le cui case spesso erano a distanze tanto vicine da violare le leggi turche di protezione ambientale. Tra i lavoratori intervistati c’erano anche cinque bambini e quattro adulti che avevano iniziato l’attività quando ancora minori, nonostante la legge turca lo proibisca.

Le risposte riportate sono state unanimi, con la descrizione di problemi respiratori, forti mal di testa, irritazioni cutanee. Le condizioni di lavoro sono state descritte come prive di dispositivi di protezione, e i lavoratori esposti hanno denunciato la mancanza di accesso a cure per le malattie professionali. Anche dal punto di vista degli impatti ambientali, i residenti hanno denunciato condizioni generalizzate di fattori disturbanti quali odori intensi e inquinamento che rendono impossibile stare per strada o tenere le finestre aperte. 

Secondo l’organizzazione, inoltre, le persone esposte alle sostanze inquinanti prodotte dagli impianti di riciclo non sono adeguatamente informate sui livelli di tossine da cui sono circondati e dai rischi che esse comportano, né dai comportamenti utili a prevenire i rischi.