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Tre inquinanti organici persistenti verso il divieto globale

I negoziati delle Convenzioni di Basilea, Rotterdam e Stoccolma raggiungono un primo traguardo con il bando ad alcuni inquinanti organici persistenti

inquinanti organici persistenti
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L’opposizione alla tracciabilità ed etichettatura, tuttavia, renderà più difficile bandire questi inquinanti organici persistenti

(Rinnovabili.it) – La prima settimana di COP BRS, il vertice delle Convenzioni di Basilea, Rotterdam e Stoccolma è andato in archivio. Da oggi a Ginevra inizia la seconda parte, ma i primi risultati sono stati raggiunti nella giornata di venerdì, quando i delegati di oltre 120 paesi hanno trovato un accordo per bandire alcuni inquinanti organici persistenti: due sostanze chimiche tossiche presenti nella plastica e un pesticida considerato pericoloso, sono stati aggiunti all’elenco di composti da eliminare dal mercato. 

Una vittoria per il movimento ambientalista, che chiede da tempo di bandire l’additivo per plastica UV-328, il ritardante di fiamma Dechlorane Plus (anch’esso spesso utilizzato nelle materie plastiche) e il pesticida metossicloro. Si tratta di sostanze considerabili a pieno titolo “inquinanti organici persistenti” (POP) e quindi da vietare al più presto. Tuttavia, restano delle scappatoie che consentono di continuare ad utilizzare questi prodotti chimici nella plastica: in particolare, la mancanza di meccanismi di tracciabilità ed etichettatura. 

Uno studio dell’IPEN – L’International Pollutants Elimination Network, rete globale di ONG che si batte per eliminare gli inquinanti – ha rilevato alti livelli di POP vietati in giocattoli di plastica riciclata e altri prodotti acquistati in Kenya. La scoperta dimostra la mancanza di trasparenza necessaria per tracciare e informare le comunità e i consumatori esposti quando i rifiuti e i prodotti contengono sostanze chimiche altamente tossiche.

“La COP ha compiuto oggi un passo importante verso la protezione della salute umana e dell’ambiente da tre sostanze chimiche legate a gravi condizioni di salute e minacce alla biodiversità – ha affermato la Sara Brosché, consulente scientifico dell’IPEN – Tuttavia, siamo delusi dal fatto che gli interessi finanziari abbiano causato esenzioni inutili e pericolose che porteranno a continue esposizioni tossiche, in particolare per i lavoratori dei rifiuti e le comunità nei paesi a basso e medio reddito, dove spesso finiscono i materiali contenenti queste sostanze chimiche. È chiaro che alcuni paesi sono riluttanti a mettere in atto i sistemi necessari che aiuterebbero a tenere traccia di questi materiali pericolosi. L’unica soluzione è agire rapidamente per eliminare queste e altre sostanze chimiche tossiche e adottare alternative più sicure”.