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Forse il Trattato ONU sulla plastica non vedrà la luce nel 2024

Dopo una settimana di trattative per il Trattato ONU sulla plastica, i paesi non sono riusciti a consolidare un testo da approvare a novembre

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Foto di Martijn Baudoin su Unsplash

I paesi ricchi e l’industria fanno muro per un Trattato ONU sulla plastica che parli di riduzione

(Rinnovabili.it) – Una plenaria deludente, che lascia l’amaro in bocca alla società civile e forse compromette l’iter del Trattato ONU sulla plastica. Purtroppo è questo il verdetto che emerge da una settimana di negoziati a Ottawa, in Canada. Terminati stanotte, mentre gli ultimi dettagli sono in via di finalizzazione per definire il lavoro intersessione, i colloqui tra i paesi hanno visto scarsi progressi.

Le trattative erano incentrate sul perfezionamento della “bozza zero” del Trattato, un documento di quasi 70 pagine uscito dai negoziati del 2023. Conteneva potenziali opzioni su cui costruire il testo finale. Come spiega il Center for International Environmental Law (CIEL), “gran parte della settimana è stata dedicata alla razionalizzazione del testo e i negoziatori hanno iniziato a lavorare sul documento riga per riga solo nei giorni di chiusura”. Rimaneva così troppo poco tempo per giungere a una sintesi. 

La quarta sessione del comitato negoziale intergovernativo per il Trattato ONU sulla plastica (INC-4) è quindi quasi collassata. I paesi hanno adottato un programma di lavoro formale che dovrebbe traghettare i negoziati fino a novembre, quando si terrà l’ultima sessione in Corea. Ma già serpeggia la preoccupazione che non sarà l’ultima. E l’ombra di un ennesimo fallimento della diplomazia internazionale guidata dall’ONU si allunga sul processo. Dopo il clima, la biodiversità e altri processi intergovernativi minori, anche dalle trattative sulla plastica rischia di uscire il proverbiale topolino.

“Nonostante una manciata di paesi abbiano preso posizione per mantenere in vita proposte ambiziose, la maggior parte ha accettato un compromesso che ha fatto il gioco dei petrostati e delle influenze dell’industria”, critica il CIEL.

In sostanza, non si riesce a far scrivere ai governi impegnati nel processo la parola “riduzione”. Tagliare la produzione della plastica è operazione necessaria, secondo gli ambientalisti. Il problema sarebbe infatti – sostengono – colpire a monte il settore, riducendone il peso nell’economia. Ma i produttori di petrolio, l’industria chimica e i governi del Nord globale non sono d’accordo. Così, il programma intersessione non prevede discussioni sulle misure per ridurre la plastica, ma solo questioni procedurali e di minore rilevanza. Tutti i cosiddetti hot spots, cioè i nodi chiave del Trattato, verranno riesumati solo a fine anno, con il rischio concreto di uno stallo. 

Il peso delle lobby, anche in questo negoziato, è stato grande. Sono 196 i lobbisti dell’industria chimica e dei combustibili fossili che si sono registrati per i negoziati, di cui almeno sedici nelle delegazioni nazionali.

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