Il tempo stringe per l’adozione di un trattato globale sulla plastica
(Rinnovabili.it) – La prima bozza del Trattato globale sulla plastica verrà scritta entro novembre. È questo il principale risultato della settimana di trattative conclusasi il 2 giugno a Parigi. I 170 paesi ONU impegnati nel negoziato, hanno superato le iniziali tensioni per raggiungere un accordo nell’ultimo giorno di vertice.
Ridurre l’inquinamento da plastica è infatti una delle priorità a livello mondiale, con i numeri che stanno delineando scenari sempre più preoccupanti. Entro il 2060 la produzione di rifiuti plastici potrebbe infatti triplicare, e si ipotizza che appena un quinto di essi prenderà la strada del riciclo. Lo stima un recente rapporto dell’OCSE, che guarda preoccupato all’impatto ambientale e sanitario della diffusione planetaria di questi polimeri.
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Com’è andato il round negoziale per il Trattato globale sulla plastica
Il negoziato parigino ha visto i delegati dividersi in due gruppi. Uno si è dedicato a studiare le misure per ridurre l’inquinamento da plastica da inserire nel trattato, il secondo ha invece preso in esame le diverse possibilità per metterlo in pratica. Serviranno obiettivi nazionali o target globali? Intorno a questa domanda, così come alle misure che verranno concordate e affidate alla zero draft in uscita entro novembre, si gioca l’efficacia dell’accordo. Stati Uniti e Arabia Saudita hanno caldeggiato la prima opzione, mentre la “coalizione degli ambiziosi” (UE, Giappone, Cile e stati insulari) la seconda.
Altro aspetto controverso è il metodo decisionale: Arabia Saudita, Cina e Russia hanno contrastato fermamente la proposta di decidere a maggioranza e non all’unanimità.
Il testo di questa “bozza zero” dovrà contenere tutte le opzioni e le posizioni in campo, per poi avvicinare le diverse opinioni durante la maratona diplomatica prevista a Nairobi, in Kenya, dal 13 al 17 novembre 2023.
Secondo Graham Forbes, responsabile plastica di Greenpeace, “il tempo stringe ed è chiaro dai negoziati che i paesi produttori di petrolio e l’industria dei combustibili fossili faranno tutto ciò che è in loro potere per indebolire il trattato e ritardare il processo. Sebbene si siano svolte alcune discussioni sostanziali, c’è ancora un’enorme quantità di lavoro davanti a noi”.