Ricercatori di Princeton, attivisti di Interprt e giornalisti investigativi di Disclose uniscono le forze per ricostruire l’impatto reale delle radiazioni a partire da documenti appena desecretati
Sono 193 i test nucleari condotti da Parigi nel Pacifico tra il 1966 e il 1996
(Rinnovabili.it) – Dal 1966 al 1996, la Francia ha condotto test nucleari in Polinesia, soprattutto negli atolli di Fangataufa e Mururoa. In tutto Parigi ha fatto detonare 193 ordigni, di cui almeno 41 in atmosfera invece che sotto il livello dell’acqua. Una pratica che è continuata fino al 1976 e ha esposto le popolazioni locali a livelli di radiazioni completamente fuori norma. Che adesso possono chiedere il conto (salato) alla madrepatria.
I dettagli sui test nucleari francesi nel Pacifico sono ormai di dominio pubblico, dopo che il ministero della Difesa d’oltralpe ha declassificato di recente tutti i documenti. Carte che non interessano soltanto gli storici e gli analisti militari. Alcuni ricercatori, infatti, hanno spulciato le oltre 2.000 pagine, verificato e incrociato i dati, fino ad accorgersi che qualcosa non quadrava.
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Ne sono nati i Mururoa Files, una collaborazione tra i giornalisti investigativi di Disclose, il programma Scienza e Sicurezza Globale di Princeton e il collettivo di ricerca sulla giustizia ambientale Interprt. Sotto la lente, in particolare, 3 episodi: i test chiamati in codice Aldébaran, Encelade e Centaure, rispettivamente del 1966, 1971 e 1974, avrebbero avuto un impatto molto più vasto di quanto riconosciuto dai documenti governativi.
L’inchiesta / ricerca ha provato a fare meglio i conti, a simulare il fallout e la dispersione delle radiazioni, e a determinare con precisione l’area contaminata. Il risultato non fa dormire sonni tranquilli a nessun polinesiano. Sicuramente non a chi vive a Tahiti, dove la contaminazione del solo test Centaure – l’ultimo prima dello spostamento subacqueo – sarebbe sottostimata del 40%.
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Il braccio di ferro tra Parigi e i polinesiani sulle compensazioni per i test nucleari va avanti da molto tempo. Con tutte le reticenze che è facile immaginare da parte francese, e le difficoltà nel dimostrare che una determinata incidenza di tipologie di cancro va ricollegata proprio ai test. Nel 2014 la Polinesia aveva chiesto un maxi risarcimento di quasi 1 miliardo di dollari.
Adesso, l’inchiesta del collettivo porta alla luce dei documenti che possono cambiare il corso della vicenda. Si tratta di documenti prodotti dallo Stato francese, in cui si riconosce per via traversa che certi tipi di cancro in determinate località della Polinesia sono legati ai test. Insieme alle ricerche che ricostruiscono la reale esposizione alle radiazioni nucleari della popolazione, potrebbero permettere a 100mila polinesiani in più di essere riconosciuti come vittime e reclamare una compensazione.