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Le tecnologie di rimozione della plastica possono fare più male che bene

Lo sforzo, spesso in buona fede, di ridurre l’impatto ambientale, impiega tecnologie di rimozione della plastica con effetti negativi

tecnologie di rimozione della plastica
Via depositphotos.com

Per evitare effetti collaterali, le tecnologie di rimozione della plastica vanno regolamentate e monitorate a livello globale

(Rinnovabili.it) – L’impegno per ridurre l’impatto della plastica sull’ambiente è una buona cosa, finché non si basa su tecniche che possono perfino peggiorare la situazione. Nello sforzo per affrontare quello che potremmo definire il problema dei problemi, infatti, ci sono dei lati oscuri. Si tratta delle tecnologie di rimozione della plastica dagli ecosistemi per “ripulire” i danni fatti dall’industria e dal modello di sviluppo. 

Capita però che questi interventi abbiano a loro volta un impatto molto significativo su quelle aree che dovrebbero essere bonificate. Questo paradosso è stato affrontato in una recente pubblicazione su Environmental Science & Technology. Il lavoro è frutto di un confronto tra diverse parti interessate, che rappresentano prospettive diverse ma comprendono l’urgenza del problema.

“Sebbene lodevoli, le tecnologie di pulizia non regolamentate possono essere inefficienti e avere conseguenze negative non intenzionali sugli ecosistemi”, spiegano. Ad esempio attraverso “la cattura accessoria o la rimozione di materia organica importante per le funzioni dell’ecosistema”. La cattura accessoria (bycatch, nel linguaggio della pesca) riguarda tutte quelle specie come le tartarughe marine e i delfini, che dovrebbero essere protette. Invece, le reti che tentano di rimuovere la plastica dalle acque marine, spesso si portano via anche i loro abitanti.

Regole globali per il cleanup

Inoltre sappiamo molto poco su ciò che accade ai rifiuti dopo la rimozione dall’ambiente. Dovrebbero essere separati, trasportati e trattati, per avere una speranza che vengano riciclati. Insomma, lasciare quest’azione urgente appannaggio di progetti non coordinati e magari figli della buona volontà, non è l’idea migliore. Anzi, può fare “più male che bene”.

La proposta degli autori del paper, quindi, è che l’implementazione delle tecnologie di rimozione della plastica sia regolamentata dal Trattato globale sulla plastica. Solo linee guida internazionali potranno evitare danni involontari. La regolamentazione può basarsi su valutazioni dell’impatto ambientale e analisi del ciclo di vita prima dell’implementazione dei programmi di clean up. Bisognerà infatti determinarne a monte l’efficacia e l’impatto e garantire una gestione ecologicamente corretta dei rifiuti. Le valutazioni andranno condotte anche durante le operazioni. Infine, i dati andranno raccolti per valutare la gestione dei rifiuti recuperati.