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Verso un trattato globale vincolante per dire stop alla plastica

Una proposta dell’Unep viene ripresa e appoggiata da diversi scienziati in un numero speciale della rivista Science. Bisogna mettere fuori legge la produzione di nuova plastica vergine e affrontare l’intero ciclo di vita

Stop alla plastica: perché serve un bando globale vincolante
Foto di Rupert Kittinger-Sereinig da Pixabay

Ipotesi 2040 per lo stop alla plastica vergine

(Rinnovabili.it) – Un trattato globale, vincolante per tutti, in vigore dal 2040 per dire stop alla plastica. L’idea ha fatto capolino qualche mese fa, a febbraio, alla quinta assemblea generale dell’Unep, l’agenzia ONU che si occupa della protezione ambientale. Adesso trova l’appoggio della scienza su un numero speciale della rivista scientifica Science.

L’inquinamento da plastica è uno dei problemi più urgenti da risolvere, ma anche uno dei più sottovalutati. Una vera e propria crisi, scrivono gli scienziati, di cui non siamo pienamente coscienti. “In passato, la comunità internazionale tendeva a vedere il problema della plastica da una prospettiva prevalentemente incentrata sull’oceano e sui rifiuti”, argomentano. “Tuttavia, la plastica si trova sempre più in tutti i mezzi ambientali, compresi gli ecosistemi terrestri e l’atmosfera, nonché nelle matrici umane, compresi i polmoni e la placenta”.

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Sono le microplastiche, che ritroviamo ormai in tutto il mondo. Anche negli ecosistemi più remoti e intatti, come la fossa delle Marianne. Uno studio recente pubblicato su Pnas parlava di un ciclo globale delle microplastiche, una ‘plastificazione’ del pianeta con le particelle che passano dall’atmosfera ai suoli e alle acque. E danno forma a quello che gli autori definivano il problema ambientale più pressante del nostro tempo.

Resta poi la dimensione visibile del problema, spesso in forma di inquinamento marino. Su questo fronte, il progetto europeo MEDSEALITTER dava qualche dato sui nostri mari. Il Mediterraneo accoglie il 7% della plastica che finisce in mare in tutto il mondo, e l’Italia ne ha una percentuale altissima: il 70% è sui nostri fondali. Nel 2019, dei 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno in Europa, cioè dal secondo produttore mondiale dopo la Cina, solo un terzo era riciclato, mentre il 50% in paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna finiva ancora in discarica.

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Numeri e scenari che rendono più pressante affrontare questa crisi e trovare la formula per dire stop alla platica. Qualche passo in questa direzione lo si sta compiendo. Da sabato 3 luglio sarà vietata la plastica monouso, con il recepimento della direttiva europea Sup del 2019. Non sarà quindi più possibile utilizzare posate, cannucce, piatti in plastica usa e getta, cotton fioc, bastoncini per palloncini. Ma così non si affronta il problema alla radice.

Secondo gli scienziati che intervengono su Science, il nuovo accordo internazionale dovrebbe essere “legalmente vincolante” e affrontare “l’intero ciclo di vita della plastica, dall’estrazione delle materie prime all’inquinamento da plastica ereditato”. E concludono: “Solo adottando questo approccio gli sforzi possono eguagliare l’entità e la natura transfrontaliera di questo crescente problema e dei suoi impatti sociali, ambientali ed economici. Mirare all’intero ciclo di vita della plastica consente una distribuzione più equa dei costi e dei benefici delle azioni pertinenti lungo la catena del valore globale”.