Lo stato di New York contro il gigante delle bibite, Pepsi. Non è il titolo di un documentario, ma una causa vera e propria che lo stato americano ha mosso contro la nota azienda, accusata di “danneggiare il pubblico e di non aver avvertito i consumatori delle minacce per la salute e per l’ambiente poste dagli imballaggi di plastica monouso”. Ma andiamo, con ordine, cosa è successo?
Nel fiume Buffalo, trovati rifiuti di plastica riconducibili all’azienda
A fine 2023, lo stato di New York, dove ha sede PepsiCo (questo il nome legale) ha accusato l’azienda di aver messo in pericolo l’ambiente, quindi la salute degli abitanti, inquinando il fiume Buffalo, che scorre nel nord dello Stato e sfocia nel lago Erie, con tonnellate di plastica; nel 2022, infatti, è stata effettuata la raccolta dei rifiuti presenti lungo i 15 km del fiume, dove sono stati rinvenuti ingenti quantità di plastica riconducibili alla nota azienda americana. Secondo l’accusa, l’azienda avrebbe messo a repentaglio l’approvvigionamento idrico di Buffalo, generando il 17% dei rifiuti di plastica trovati nel fiume e nelle sue vicinanze.
Da qui, le accuse del procuratore generale perché PepsiCo avrebbe “ingannato il pubblico sull’efficacia del suo riciclo della plastica e sui suoi sforzi per combattere l’inquinamento da plastica”, sostenendo inoltre che l’azienda avrebbe fatto ricorso, negli ultimi quattro anni, a plastica non riciclata, mentre PepsiCo aveva affermato esattamente il contrario, rigettando le accuse al mittente.
Pepsi, il giudice archivia la accuse: “Sono speculazioni”
Accuse archiviate anche dal giudice di Buffalo, Emilio Colaiavoco che ha definito “speculative” le accuse mosse dallo Stato di New York nella causa di fine 2023; ma Letitia James, procuratore generale dello Stato di New York, ha presentato ricorso contro la decisione giudiziaria ritenendo che sia stata “applicata male la legge e i fatti”, mentre il giudice che ha rispedito indietro la causa, ritiene che in assenza di una legge o di un regolamento che “imponga una simile teoria di responsabilità o che imponga restrizioni sul tipo e sulla quantità di plastica che può essere utilizzata, questa causa è semplicemente idealismo politico”. E ha aggiunto anche che punire la PepsiCo sarebbe “contrario a ogni norma di giurisprudenza consolidata“, perché sono state le persone, non l’azienda, a ignorare le leggi che proibiscono di gettare rifiuti.
Da parte sua, la PepsiCo ha dichiarato di essere soddisfatta della decisione e di essere “seria” riguardo alla riduzione della plastica e al riciclaggio, ma intanto il tema dell’inquinamento da plastica è centrale a livello mondiale, e coinvolge i due maggiori produttori mondiali di plastica, Stati Uniti e Cina; secondo le stime dell’Ocse, se non si interverrà in modo netto sulla questione, l’inquinamento da plastica potrebbe triplicare a livello mondiale entro il 2060, in seguito alla triplicazione della produzione globale a 1,2 miliardi di tonnellate dai 460 milioni di tonnellate del 2019.
Coca-Cola ha rinviato obiettivi ambientali al 2035
Purtroppo, è noto, come siano falliti i recenti colloqui in Corea del Sud, per la definizione di un trattato globale contro l’inquinamento da plastica siano falliti, ed il giorno stesso, un altro gigante americano delle bibite, Coca-Cola ha posticipato dal 2030 al 2035, il raggiungimento dei suoi obiettivi ambientali, cioè il consumo di acqua, l’uso di materiali riciclati nelle confezioni, la raccolta di bottiglie e lattine vendute, e la riduzione di emissioni inquinanti di CO2.