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Sostanze chimiche tossiche, in Europa nessuna riduzione “significativa” in 10 anni

Il mercato delle sostanze CMR - cancerogene, mutagene e reprotossiche – in Europa continua a crescere. Qualche progresso i registra nella riduzione di pesticidi e POP, ma restano grandi zone d’ombra. Soprattutto nei rifiuti e nei materiali secondari, fatto che rende l’economia circolare ancora tossica

Sostanze chimiche tossiche: “nessuna riduzione significativa” in UE
Foto di National Cancer Institute su Unsplash

EEA e ECHA individuano 25 indicatori per valutare i progressi UE sulle sostanze chimiche tossiche

L’Europa sta iniziando a muovere i primi passi per liberarsi delle sostanze chimiche tossiche, ma può fare molto di più. Il mercato di queste sostanze dannose per la salute e classificate come CMR – cancerogene, mutagene e reprotossiche – continua a crescere, anche se nell’ultimo decennio sta rallentando. Ma troppo poco: “non vi è alcuna riduzione significativa” delle sostanze CMR, sia lato produzione che lato consumo.

È la conclusione a cui arriva il primo rapporto congiunto EEA-ECHA sulle sostanze chimiche tossiche in Europa, in cui le due agenzie UE creano una serie di indicatori per valutare i progressi in materia. Progressi che dovrebbero iniziare a concretizzarsi seguendo le indicazioni della strategia UE in materia di sostanze chimiche sostenibili, proposta dalla Commissione nel 2020, e con l’approvazione di un pacchetto legislativo presentato da Bruxelles il 7 dicembre 2023. Che prevede, tra le altre cose, l’istituzione di un quadro di monitoraggio per le sostanze chimiche.

I gap nell’azione contro le sostanze chimiche tossiche

Usando come riferimento 25 indicatori, il rapporto rilasciato il 18 aprile da EEA e ECHA conclude che il percorso per eliminare le sostanze chimiche tossiche è solo all’inizio. Alcuni punti sono più problematici. In base ai dati disponibili, le due agenzie suggeriscono che “ci sono poche prove di progressi” nell’eliminazione di queste sostanze dai rifiuti e dai materiali secondari.

La priorità è lavorare a monte, di prevenzione e con il segmento upstream. Secondo il rapporto bisogna “concentrare gli sforzi preventivi a monte della catena di fornitura, nelle fasi di progettazione e produzione. Tali sostanze devono essere evitate il più possibile per promuovere un’economia circolare priva di sostanze tossiche”.

Va meglio per quanto riguarda la contaminazione di aria, acqua e suoli, ma anche in questo ambito resta molto da fare. I dati segnalano una riduzione dell’uso di pesticidi e di altre sostanze chimiche tossiche come i POP, ma questo non si è tradotto in livelli più bassi di inquinamento: “sono necessarie ulteriori misure per raggiungere livelli di concentrazione non dannosi per la salute umana e l’ambiente”.

I controlli sui livelli di sostanze chimiche tossiche, segnala infine il rapporto, deve continuare a contemplare anche il biomonitoraggio, cioè il loro accumulo nel corpo umano (dove sforano i limiti il bisfenolo A e i PFOS) e negli altri organismi. Un punto “fondamentale per mantenere la visibilità sui livelli e sugli impatti dell’inquinamento, identificare i rischi emergenti e monitorare l’efficacia degli interventi politici nel tempo”.

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