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Restrizioni alla mobilità, lo smog fa spallucce

Studio internazionale del Cnr. Dalle simulazioni sui modelli si evince “una forte riduzione degli ossidi di azoto, effetto limitato sugli aerosol e un aumento degli inquinanti secondari”. Secondo i ricercatori la pianura padana può essere pensata come “un enorme reattore con moltissime sostanze chimiche. L'alterazione di uno degli ‘ingredienti’ può innescare risposte non lineari nelle concentrazioni degli inquinanti atmosferici”

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Foto di Pexels da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Lo smog resta quello che era. Le restrizioni alla mobilità per via dell’emergenza sanitaria da Covid-19 non hanno avuto un grande effetto sulla qualità dell’aria; un’influenza minore c’è stata “solo sui livelli di inquinamento da particolato in pianura padana”. Lo afferma uno studio internazionale con la partecipazione di Istituto di studi sull’atmosfera e sul clima del Cnr e università di Modena e Reggio Emilia, coordinato dall’università di Helsinki, condotto tra gruppi di ricerca in Finlandia, Italia e Svizzera, e pubblicato su ‘Environmental science: atmospheres’. Dalle simulazioni sui modelli si evince “una forte riduzione degli ossidi di azoto, effetto limitato sugli aerosol e un aumento degli inquinanti secondari”.

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L’area padana ha “uno dei peggiori standard di qualità dell’aria in Europa ed è fortemente influenzata dalle attività antropiche”. I risultati degli studi – spiega Angela Marinoni del Cnr-Isac – mostrano che “le ridotte emissioni da traffico portano a una forte riduzione degli ossidi di azoto, mentre hanno avuto un impatto limitato sulle concentrazioni in massa di aerosol e addirittura a un aumento degli inquinanti secondari, contribuendo a una migliore comprensione di come si forma l’inquinamento atmosferico nella pianura padana”. In particolare, “nonostante la forte riduzione della mobilità delle persone e delle emissioni da traffico di ossidi di azoto (ridotte di oltre 30%), le concentrazioni in massa di aerosol sono rimaste pressoché invariate rispetto agli anni precedenti. Gli inquinanti secondari come l’ozono, invece, hanno mostrato un aumento delle concentrazioni medio del 5%”.

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Secondo i ricercatori la pianura padana può essere pensata come “un enorme reattore con moltissime sostanze chimiche. L’alterazione di uno degli ‘ingredienti’ può innescare risposte non lineari nelle concentrazioni degli inquinanti atmosferici”. La conclusione è che la riduzione delle emissioni da traffico ha avuto scarso impatto sulle concentrazioni di particolato, forse evidenziando l’importanza di altre fonti di emissioni nell’area in questione padana.