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Si continua a morire di contaminazione: presentato il Sesto Rapporto Sentieri

Presentato ieri all’Istituto Superiore di Sanità, a Roma, il Sesto Rapporto Sentieri sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree contaminate del Paese. Lo studio conferma i dati degli scorsi anni, con un eccesso (medio) del 2,6% di mortalità e del 3% di ospedalizzazioni per la popolazione interessate, che è più del 10% (10,4) di quella nazionale.

Sesto Rapporto Sentieri
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di Rita Cantalino

(Rinnovabili.it) – La contaminazione ambientale di molti territori italiani è strettamente legata a gravi conseguenze sanitarie come l’aumento della diffusione dei tumori e di altre malattie che generano una media più elevata di ospedalizzazioni e mortalità: ad affermarlo è il Sesto Rapporto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale Territori E Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento), lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità che monitora lo stato di salute della popolazione residente nei siti contaminati. 

Il progetto legato allo studio, nato nel 2006, è un intervento finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, e dal 2014 partecipa al Programma Statistico Nazionale nella sezione Ambiente e Territorio.

Lo studio è stato presentato ieri, all’ISS, e pubblicato sulla rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione, dove è disponibile gratuitamente. 

Caratteristiche del Sesto Rapporto Sentieri

Il progetto Sentieri, giunto al suo sesto Rapporto, si concentra sugli impatti sulla salute dei siti contaminati: si tratta di un capitolo di indagine complesso perché ambiguo. I fattori di rischio presi in esame sono diversi, così come le matrici ambientali e le attività produttive analizzate, che sono o sono state opportunità occupazionali e di sviluppo per territori e intere aree del Paese che solo ora ne stanno pagando le conseguenze sanitarie. In rarissimi casi (praticamente solo relativamente all’amianto) è acclarato in termini scientifici il nesso causale tra contaminazione e malattia e mortalità: a parlare, nello studio, sono i numeri, che mostrano che, sebbene non ci sia nesso acclarato, esiste e insiste una forte correlazione tra la contaminazione degli ambienti e l’insorgenza di alcune specifiche malattie, che spesso causano la morte. Accade nei 42 Siti di Interesse Nazionale per le Bonifiche, nei più di 35.000 Siti di Interesse Regionale, ma anche in molte altre aree diversamente classificate, tutti territori con un fattore comune: aree povere, dove vivono le fasce di popolazione più fragili. 

Se questi sono i dati sui quali si è concentrato lo studio fino a questa edizione, il sesto Rapporto Sentieri è arricchito da una serie di contributi scientifici originali su aspetti chiave della sorveglianza epidemiologica: oltre agli approfondimenti metodologici e di letteratura scientifica, la valutazione della correlazione tra le conseguenze della contaminazione ambientale e l’inquinamento atmosferico e altre specifiche tecniche e scientifiche, per la prima volta quest’anno  Sentieri è stato corredato da una relazione sulla giustizia ambientale nei siti contaminati, a cura del dottor Roberto Pasetto del Dipartimento ambiente e Salute dell’ISS e della dottoressa Daniela Marsili, del WHO Collaborating Centre for Environmental Health in Cotaminated Sites dell’Istituto, nella quale vengono riassunte le valutazioni di giustizia ambientale operate nell’ambito della sorveglianza epidemiologica. Il contributo sottolinea in particolare due fattori: gran parte dei siti contaminati sono collocati al Sud o nelle Isole (con una gravissima eccedenza in Sardegna), in gran parte dei casi le comunità oggetto della contaminazione ambientale non ricevono giustizia e questo contribuisce ad aggravare l’ingiustizia distributiva.

Alla luce di queste osservazioni lo studio si pone come possibile strumento per le comunità contaminate attraverso la propria attività di documentazione, migliorando la qualità e la pertinenza dei dati prodotti e promuovendo l’adozione di buone pratiche a livello locale che favoriscano lo scambio e la condivisione tra le comunità. 

Le aree e la popolazione oggetto dell’indagine

Il Sesto Rapporto Sentieri si concentra sullo stato di salute della popolazione residente in 46 aree contaminate del nostro paese. Si tratta di 6.227.531 cittadini e cittadine, il 10,4% del totale: persone di ogni età e sesso, analizzate divise per genere e fasce d’età: tutte le età, età pediatrico-adolesceinziali (0-1 anno, 0-14 anni, 0-19 anni), giovanili (20-29 anni) e complessive (0-29 anni). I territori presi in esame per questa edizione sono stati 46 siti di cui 39 SIN (Siti di Interessa Nazionale per le Bonifiche) e 7 SIR (Siti di Interesse Regionale), per un totale di 316 Comuni di cui 15 nel Nord-Est, che raccolgono il 20,4% della popolazione oggetto dell’indagine, 104 nel Nord-Ovest (12% della popolazione), 32 al Centro (12%) e 165 tra Sud e Isole, che ospitano più della metà della popolazione oggetto del Rapporto, con il 55,5% del totale. 

Tutte queste persone sono accomunate dall’abitare in aree che sono soggette – o sono state soggette – a fattori di contaminazione ambientali legati ad attività industriali o economiche, che hanno determinato un eccesso di più del 2% (ma questa è la media globale, mentre esiste una eterogenea distribuzione dei casi a seconda dei luoghi e del tipo di contaminazione) della mortalità e del 3% delle ospedalizzazioni. In 21 dei siti oggetto dell’indagine sono stati verificati anche i casi di eccesso di anomalie congenite entro il primo anno di vita.

Lo studio mostra che, anche laddove non esista una correlazione scientifica osservata, stando ai dati a nostra disposizione, nelle aree oggetto di contaminazione ci si ammala e si muore di più. 

Il Sesto Rapporto Sentieri va però oltre questo dato, mostrando che queste stesse aree sono spesso anche le più povere, come ha spiegato il professor Brusaferro, presidente dell’ISS: “Certo è che le pressioni ambientali, per queste popolazioni, sono molteplici, e spesso si mescolano con lo svantaggio socio-economico, producendo indicatori di segno negativo e ponendo la questione dell’importanza dei determinanti ambientali”.

Sesto Rapporto Sentieri: I dati sulla mortalità e ospedalizzazioni delle aree contaminate

Lo studio ha confermato i dati delle sue precedenti edizioni: a partire dal 2013 la percentuale di mortalità in eccesso nei 46 siti osservati è rimasta stabile, attestandosi a un eccesso di 1668 decessi l’anno rispetto alla media nazionale: dal 2,7% in più del 2006-2013, tra il 2013 e il 2017 la media ha perso solo una frazione percentuale, confermando il 2,6%. 

Tra i fattori di mortalità maggiormente diffusi abbiamo, in ordine decrescente, il tumore maligno al polmone, il mesotelioma della pleura, il tumore alla vescica, diversi ordini di malattie respiratorie, linfomi non Hogkin, tumore maligno epatico, seguiti poi da tutti gli altri tumori maligni, con un incidenza del colon retto, stomaco, mammella e asbestosi.

In più della metà dei casi (56%) si muore per tumori maligni: le aree con presenza di amianto hanno tre volte la quantità di morti per mesotelioma delle altre; il mesotelioma pleurico colpisce, nelle aree portuali o in presenza di esposizione all’amianto, il doppio delle volte. Si registrano in questi casi +6% di tumori al polmone per gli uomini; più 7% per le donne.

Come ha spiegato il professor Brusaferro, “Alcune esposizioni, come quelle all’amianto, sono purtroppo ben note alla sanità pubblica proprio perché causano morti e malattie misurabili con precisione; altre sono meno note ed è talora difficile attribuire gli eccessi ad agenti specifici”. Se non c’è una prova scientifica determinante per stabilire la correlazione tra contaminazione e salute, qualche indizio però c’è: le aree interessate da impianti chimici hanno una maggiore mortalità legata ai tumori del colon retto, che si manifestano il 4% in più per gli uomini e il 3% in più per le donne, mentre quelle in cui sono presenti discariche hanno il 6% in più di tumori alla vescica negli uomini.  

Il Sesto Rapporto Sentieri si concentra anche sugli eccessi di ospedalizzazioni che si verificano nelle zone soggette a contaminazione, mostrando percentuali, cause e matrici.

Tra il 2014 e il 2018, nei 46 siti presi in esame, c’è stato un eccesso di ricoveri per il 3% della popolazione, senza distinzioni di sesso ma con diversi gradi a seconda dell’età.

Nella fascia pediatrico – adolescenziale, che va da 0 a 19 anni, l’eccesso si verifica nel 43% delle aree, mentre tra i 20 e 29 anni (età giovanile) nel 15%. 

Secondo i dati, le cause sono legate, in ordine decrescente, a malattie respiratorie, tumore maligno al polmone, tumori maligni alla pleura, alla vescica, alla mammella, al fegato, seguiti da asma, tumore maligno del colon retto, tutti i tumori maligni, tumore allo stomaco, lingomi non Hodgkin, malattie respiratorie acute e leucemie. 

“Il gruppo di lavoro guidato dai ricercatori Iss ha analizzato, in particolare, le patologie di interesse a priori, ossia quelle per le quali l’evidenza scientifica esistente mostra un’associazione con le fonti di esposizioni ambientali presenti in ciascun sito” – ha aggiunto il Dr Amerigo Zona, responsabile scientifico del Progetto. “Questo approccio, innovativo nel campo della ricerca sul tema, ci consente di ridurre i “falsi positivi” e riconoscere segnali del possibile contributo causale e/o concausale di ex cave e fabbriche del cemento-amianto, aree portuali, impianti petrolchimici, siderurgici, miniere, centrali elettriche, inceneritori, industrie chimiche e discariche illegali o non controllate nel determinare almeno in parte gli eccessi osservati”.

Bonificare, sorvegliare, informare

I risultati dello Sesto Rapporto Sentieri sono, a detta dell’Istituto Superiore di Sanità, la dimostrazione della necessità di proseguire e implementare le attività di bonifica, tenendo attivo il sistema di sorveglianza epidemiologica ma soprattutto definendo un quadro di informazioni chiaro e comprensibile per tutte le parti coinvolte, dalle amministrazioni alle autorità sanitarie, ai comitati attivi per le questioni ambientali alla cittadinanza.