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Scoperti altri due batteri per distruggere i PFAS in modo naturale

Dall’Università della California, scoperto un metodo che usa i batteri per distruggere i PFAS senza inquinare l’ambiente

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Via depositphotos.com

La ricerca si concentra sempre più sull’uso dei batteri per distruggere i PFAS

(Rinnovabili.it) – Proseguono gli studi che utilizzano batteri per distruggere i PFAS, un campo di ricerca sempre più promettente. Stavolta è toccato all’Università della California – Riverside fare una scoperta interessante. Gli studiosi hanno identificato due specie di batteri capaci di distruggere un sottogruppo di PFAS caratterizzati da uno o più atomi di cloro all’interno della loro struttura chimica

Normalmente sono i legami carbonio-fluoro a determinare la lunga permanenza di queste sostanze tossiche nell’ambiente. Ma la scoperta è speciale perché andando a “colpire” i legami carbonio-cloro, gli scienziati hanno scoperto che stavano indebolendo indirettamente proprio i legami fluoro-carbonio. Questo perché l’azione dei batteri avviava una reazione a catena che portava alla distruzione della struttura chimica della sostanza, rendendola innocua.

Le due specie batteriche – Desulfovibrio aminophilus e Sporomusa sphaeroides – identificate dal gruppo di esperti, sono presenti in natura e sono note per vivere nei microbiomi sotterranei. A volte in queste zone si trovano acque contaminate da PFAS

All’occorrenza, per attivare rapidamente la reazione, basterebbe utilizzare un nutriente poco costoso come il metanolo. Iniettato nelle acque sotterranee, sarebbe in grado di promuovere la crescita batterica e accelerare le reazioni di smontaggio dei PFAS

I PFAS clorurati sono un gruppo importante nella grande famiglia tossica dei forever chemicals, così chiamati per la loro persistenza. Includono una varietà di fluidi idraulici non infiammabili utilizzati nell’industria e composti utilizzati per realizzare pellicole chimicamente stabili. Queste pellicole possono essere utilizzate come barriere contro l’umidità in varie applicazioni industriali, negli imballaggi e nell’elettronica.

Il filone dei batteri per distruggere i PFAS è promettente, ma ancora agli inizi. La scoperta dell’Università statunitense è però incoraggiante. I trattamenti biologici, infatti, se basati su batteri efficaci, sono generalmente meno costosi e più rispettosi dell’ambiente rispetto ai trattamenti chimici. Investire nel settore diventa quindi sempre più urgente, anche se non può farci distogliere lo sguardo dall’obiettivo principale: chiudere una volta per tutte con la produzione di PFAS.