I rischi dello scioglimento del permafrost
Il termine permafrost deriva dalla contrazione dei termini inglesi perennially frozen ground. Indica un terreno perennemente ghiacciato (ovvero dove la temperatura rimane costantemente sotto lo zero) che si trova nella zona compresa tra il Nord Europa, la Siberia e l’America Settentrionale.
Il permafrost si trova sulla terra e sotto il fondo dell’oceano; si estende su circa 22,8 milioni di Kmq nell’emisfero settentrionale con uno spessore che va da 1 a oltre 1.000 metri.
Cosa succede se si scioglie il permafrost?
Lo strato superficiale del permafrost è molto sensibile ai cambiamenti climatici. Il suo scongelamento nell’Artico sta destando notevoli preoccupazioni. Una conseguenza è il rilascio nell’atmosfera di metano che da millenni è intrappolato nel terreno.
Non meno grave è il fatto che le acque di fusione del permafrost potrebbero raffreddare i mari e abbassare la loro salinità, arrivando ad alterare le correnti oceaniche (come la Corrente del Golfo) che hanno un ruolo determinante nella regolazione del clima.
Si può quindi affermare che lo stato del permafrost indica il livello dei cambiamenti climatici in atto.
Il progetto ThinIce
L’Institute of Geosystems and Bioindication della Technische Universität di Braunschweig (Germania) ha intrapreso una spedizione nei Territori del Nord-Ovest (Canada) per analizzare la situazione di laghi e stagni della regione che potrebbero rilasciare grandi quantità di sostanze contaminate con effetti potenzialmente devastanti per gli ecosistemi e per la popolazione locale.
Il progetto ThinIce riunisce un team multidisciplinare di Germania e Paesi Bassi per valutare la stabilità dei pozzetti di residui di perforazione, analizzare i pericoli che rappresentano e sviluppare strategie per ridurre i rischi di conseguenze ambientali.
Il Ministero federale dell’Istruzione e della Ricerca finanzia ThinIce con 1,9 milioni di euro.
I rischi nel delta del fiume Mackenzie
Tra gli anni Settanta e Novanta, nell’area del delta del fiume artico Mackenzie si era sviluppata un’intensa produzione di petrolio e di gas. In quel periodo furono scavati appositamente più di 230 pozzi per lo smaltimento dei rifiuti di perforazione che contengono sale petrolio.
Finora questi pozzi sono rimasti incorporati nel permafrost. Ora, lo scongelamento del permafrost potrebbe causare il rilascio di ingenti quantità di sostanze inquinanti.
Le sostanze tossiche potrebbero inquinare l’acqua e danneggiare la biodiversità e minacciare le comunità. Particolarmente esposte a questi rischi sono le comunità indigene: la loro sussistenza e la loro salute dipendono strettamente dagli ecosistemi incontaminati dell’Artico.