Le previsioni sulla scarsità d’acqua al 2050 triplicano se si tiene conto non solo della quantità di risorsa idrica, ma anche della qualità e dell’impatto delle fonti inquinanti principali. Tra cui spicca l’azoto originato da agricoltura e allevamento
Lo studio sulla scarsità d’acqua è apparso su Nature Communications
(Rinnovabili.it) – La scarsità d’acqua potrebbe colpire 3 miliardi di persone più del previsto entro il 2050 in tutto il mondo a causa dell’inquinamento da azoto. Un fattore che non viene tenuto in considerazione nelle stime Onu sulla disponibilità idrica nei prossimi decenni.
“Mentre i cambiamenti climatici influenzano la disponibilità di acqua, l’urbanizzazione e le attività agricole hanno portato ad un aumento della domanda di acqua e all’inquinamento, limitando l’uso sicuro dell’acqua”, spiegano i ricercatori dell’università olandese di Wageningen e del Potsdam Institute for Climate Research Impact (PIK) che hanno pubblicato di recente uno studio su Nature Communications.
Olanda e Germania sono paesi fortemente colpiti dall’inquinamento da azoto. L’Olanda, in particolare, ha predisposto già dal 2019 un piano per ridurre il rilascio di sostanze che lo aumentano. Agendo anche in modo radicale, ad esempio con la recente proposta di ridurre il numero di capi di bestiame presenti nel paese e da cui dipende gran parte del problema. Da qui i ricercatori sono partiti per integrare le stime sulla scarsità d’acqua globale con le previsioni dell’aumento dell’inquinamento da azoto.
Se la scarsità d’acqua triplica
Quando si calcola anche il fattore azoto, il numero di bacini fluviali con una qualità dell’acqua compromessa triplica. Ricalcolando quelli individuati come a rischio nel 2010, infatti, si passa dai 984 “ufficiali” a 2.517. E in prospettiva, guardando al 2050, il numero potrebbe arrivare a 3.061. Con un impatto complessivo su 6,8-7,8 miliardi di persone in tutto il mondo, cioè circa 3 miliardi in più rispetto alle stime che considerano soltanto il fattore della quantità dell’acqua disponibile.
“Nello scenario peggiore (SSP5-RCP8p5), si calcola che i punti caldi della scarsità di acqua pulita coprano il 48% dell’area di drenaggio totale, rispetto al 32% nel 2010, e con il 91% della popolazione mondiale totale che vive lì, rispetto all’80% nel 2010”, si legge nello studio. L’aumento è legato soprattutto alle concentrazioni di azoto derivanti da fertilizzanti e letame, quindi direttamente legate alle attività agricole e di allevamento.
Anche negli scenari più ottimistici, lo studio arriva alla conclusione che i livelli di inquinamento da azoto resteranno comunque “sostanziali” a metà secolo. Ma ci possono prendere dei provvedimenti migliorativi. “Il deterioramento dell’accesso all’acqua può essere fermato, e in una certa misura anche invertito, adottando un uso più efficiente dei fertilizzanti, nonché diete più vegetariane e collegando una percentuale maggiore della popolazione mondiale agli impianti di trattamento dell’acqua”, spiegano gli autori.