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Si possono rimuovere i PFAS dall’acqua intrappolandoli in bolle d’aria

L’Università del Piemonte orientale è parte di un progetto Horizon che ha scoperto come rimuovere i PFAS dall’acqua con tecniche innovative

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Foto di okeykat su Unsplash

In una falda acquifera danese si svolgono gli esperimenti per rimuovere i PFAS dall’acqua

Un bacino sotterraneo in Danimarca ospita un esperimento unico, guidato dall’Università del Piemonte orientale. Il tentativo è rimuovere i PFAS dall’acqua intrappolandoli in bolle d’aria create ad hoc.

Tutto si svolge nell’ambito del progetto SCENARIOS, che ha ottenuto fondi Horizon per testare la rimozione dei PFAS per quattro anni, fino a ottobre 2025. Il sito dove avvengono gli esperimenti è la falda acquifera vicino a Korsør, un centinaio di km a sud-ovest di Copenhagen. L’acqua è contaminata da sostanze per- e polifluoroalchiliche perché i PFAS sono entrati nella falda tramite il deflusso da una vicina scuola per pompieri. Gli scienziati conoscono questi inquinanti almeno dagli anni ’90, ma le pratiche di decontaminazione sono ancora poco sviluppate.

Conosciuti come “forever chemicals”, i PFAS non si decompongono naturalmente e non possono essere rimossi con metodi esistenti. Aumentano il rischio di cancro e disturbi immunitari. Si trovano comunemente in imballaggi alimentari, indumenti impermeabili e tessuti antimacchia, rivestimenti in Teflon e schiume antincendio. I legami carbonio-fluoro nei PFAS sono estremamente forti, rendendo queste sostanze molto persistenti. Possono durare centinaia, forse migliaia, di anni nell’ambiente.

I PFAS a catena lunga possono essere parzialmente rimossi, ma non abbiamo strumenti per quelli a catena corta. Vengono rilasciati con le acque reflue degli impianti chimici e dalle discariche, contaminando suolo e acque superficiali. Oggi si trovano nelle calotte glaciali artiche, nel latte materno e nell’acqua potabile delle città. Alcuni tipi di PFAS sono già vietati, ma molti sono ancora in uso.

SCENARIOS unisce università, istituti di ricerca, centri medici e aziende di 11 paesi per trovare una risposta. I test a Korsør sono il culmine del lavoro del progetto. I ricercatori hanno collaborato con Envytech Solutions per sviluppare la tecnica SAFF, che usa bolle d’aria per rimuovere i PFAS. I ricercatori pompano l’acqua contaminata dalla falda acquifera in un serbatoio e soffiano aria sul fondo. Mentre le bolle salgono attraverso il serbatoio, raccolgono le molecole PFAS idrorepellenti e le portano in superficie.

La tecnica aumenta la concentrazione dei PFAS sulla superficie, per poi rimuoverli più facilmente. I test si concentrano su varie sostanze che potrebbero essere aggiunte all’acqua per migliorare l’efficacia del processo di rimozione, soprattutto per quanto riguarda i PFAS a catena corta. Secondo i ricercatori, però i tentativi fatti finora hanno portato alla rimozione del 99% della contaminazione.

Il prossimo passo è capire come distruggere i concentrati di PFAS in modo sicuro. Come per il nucleare, infatti, per ora ci si accontenta solo di conservarli finché non sarà sviluppata la tecnologia adeguata.

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