Creare un elenco delle migliaia di sostanze chimiche tossiche usate nella produzione aiuterebbe a mitigare gli effetti negativi della plastica
Sono 13 mila le sostanze chimiche note nel sttore. La maggior parte è responsabile degli effetti negativi della plastica
(Rinnovabili.it) – Imparare la lezione della Convenzione di Stoccolma per costruire un trattato vincolante sulla plastica efficace. È questa la proposta di IPEN, una coalizione internazionale di 600 organizzazioni impegnata a denunciare e contrastare gli effetti negativi della plastica.
Questo materiale contiene infatti molte sostanze chimiche tossiche non regolamentate a livello internazionale, ma che circolano in tutto il mondo proprio in contenitori e imballaggi di plastica. Sono una minaccia per la salute umana e l’ambiente e devono essere ridotte drasticamente tramite il Plastic Treaty.
IPEN fornisce alcuni dati e proposte in un briefing pubblicato a pochi giorni dall’inizio dei negoziati per il trattato globale sulla plastica a Parigi. I numeri sono impressionanti: le sostanze chimiche note utilizzate nella plastica sono 13 mila e la maggior parte sono pericolose.
Bisogna quindi creare una lista negativa, che elenchi cioè i composti da mettere nel mirino. Le plastiche sono infatti di per sé una combinazione di sostanze chimiche e carbonio. Contengono monomeri chimici, polimeri chimici, additivi chimici e sostanze non intenzionalmente aggiunte (NIAS). Sia per le plastiche a base di combustibili fossili che per quelle biobased, molte di queste sostanze chimiche vengono rilasciate in diverse fasi del ciclo di vita.
Tra gli effetti negativi della plastica, inoltre, bisogna contare le emissioni tossiche durante l’estrazione delle materie prime, così come quelle provocate dal trattamento e incenerimento.
Solo l’1% delle sostanze chimiche utilizzate nelle materie plastiche è attualmente regolamentato da accordi ambientali multilaterali internazionali, anche se quasi un migliaio sono collegate a cancro, mutazioni del DNA o danni alla riproduzione e più di mille sono tossiche per l’ambiente acquatico. Ancora più preoccupante è l’assenza di informazioni sui rischi per circa 6 mila sostanze.
La soluzione è sostituirle e smettere di produrle, spiega IPEN. Proprio come la Convenzione di Stoccolma ha identificato le sostanze chimiche “sporche” da eliminare, il Trattato sulla plastica dovrebbe avere l’ambizione di identificare il proprio elenco. In fondo, esistono prove schiaccianti sulla nocività di migliaia di composti chimici.
A questo vanno aggiunte misure vincolanti di trasparenza, per obbligare le imprese a dichiarare quali sostanze hanno utilizzato nella produzione. Esistono regole applicate a livello regionale (pensiamo al regolamento UE REACH) o schemi volontari, ma il Trattato dovrebbe affrontare il tema della tracciabilità delle sostanze chimiche imponendo un’etichettatura globale.