La resistenza antimicrobica è una minaccia globale per le persone, gli animali e l’ambiente al pari della sicurezza alimentare. Nel mondo tutto è interdipendente, per questo è necessario un approccio diverso. Dobbiamo essere consapevoli dei pericoli generati dall’uso improprio dei farmaci e dallo smaltimento non corretto
Approccio olistico e consapevolezza
(Rinnovabili.it) – La resistenza antimicrobica (AMR) è diventata una delle grandi sfide della salute del nostro tempo, non ché una delle principali cause di morte, come riporta lo studio Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis, pubblicata nella rivista scientifica “The Lancet”.
Resistenza antimicrobica, una minaccia globale
È una minaccia globale crescente al benessere delle persone, degli animali e dell’ambiente, al pari della sicurezza alimentare. La resistenza antimicrobica fa sì che diventi impossibile curare infezioni e malattie: uno scenario da film di fantascienza che abbiamo contribuito a creare abusando di alcuni farmaci, al punto che batteri, virus e parassiti sono diventati resistenti ai farmaci che li dovrebbero combattere.
Eppure gli antimicrobici e gli antibiotici sono state scoperte straordinarie che hanno migliorato la nostra vita, anzi possiamo dire che hanno salvato molte vite. Un errore che commettiamo comunemente è quello di confonderli: gli antimicrobici uccidono gli agenti patogeni e fermano la loro crescita, gli antibiotici sono un tipo specifico di antimicrobici che si usano contro i batteri.
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I superbatteri
La resistenza antimicrobica ha fatto emergere i cosiddetti superbatteri che rendono più difficili le cure e riducono l’efficacia delle terapie. In pratica, stiamo tornando ad essere impotenti di fronte alle infezioni.
Perché la resistenza antimicrobica rappresenta una minaccia globale? Perché, come abbiamo visto in diverse occasioni, nella Terra tutto è collegato e interdipendente.
Ad esempio, la diffusione di nuovi ceppi resistenti di batteri negli animali terrestri e acquatici aumenta le perdite di animali, che in molte parti del mondo rappresentano un mezzo decisivo di sussistenza.
Nel mondo 1,3 miliardi di persone vivono grazie al bestiame e oltre 20 milioni di persone dipendono dall’acquacoltura.
Se gli antibiotici finiscono nel suolo o nei corsi d’acqua (per questo è fondamentale smaltirli correttamente), emergeranno nell’ambiente ceppi di batteri resistenti che possono infettare persone e animali.
Inoltre, antibiotici e antimicrobici possono essere presenti nel letame degli animali trattati e quindi diffondersi nell’ambiente e nella fauna selvatica.
Attenzione all’uso improprio degli antibiotici
Lo stesso fenomeno si osserva negli esseri umani: la resistenza antimicrobica deriva dall’uso improprio di antibiotici. Ceppi resistenti di batteri colpiscono i pazienti ospedalieri in tutto il mondo, e rendono pericolosi anche gli interventi di routine.
La ricerca pubblicata da “The Lancet” stima che nel 2019 siano morti 5 milioni di persone per cause collegate alla resistenza antimicrobica, mentre 1,3 milioni di decessi sono stati direttamente causati da batteri resistenti.
Antibiotici e antimicrobici riescono a curare molte infezioni, sia nelle persone che negli animali. Tuttavia, i batteri sono molto bravi a sopravvivere a chi li vorrebbe distruggere, si adattano all’ambiente. Con mutazioni genetiche casuali possono acquisire geni che li fanno sopravvivere ai farmaci.
Avviene così una selezione naturale che permette a nuove varianti di diffondersi. Quando usiamo gli antibiotici i batteri possono sviluppare una resistenza: per questo dobbiamo usarli solo quando è strettamente necessario.
Prendiamo il caso degli animali: trattare l’infezione virale di una mucca con antibiotici non ha senso perché sono attivi contro i batteri ma non contro i virus, usarli per accelerare la crescita di animali da carne è un errore grave.
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Approccio One Health
Oltre questo scenario cupo, per fortuna c’è anche una buona notizia. Esistono soluzioni possibili, ma tutti dobbiamo agire per realizzarle.
L’uso improprio e irresponsabile dei farmaci genera una resistenza antimicrobica che mina la salute dell’uomo, degli animali, delle piante e dell’ambiente, dobbiamo esserne consapevoli.
Sempre per rimanere agli animali, questi vivono stressati in condizioni igieniche scarse. Perché non agire sulla prevenzione, ovvero seguendo buone pratiche di gestione degli allevamenti? È esattamente quello che sta facendo un numero crescente di allevatori.
Si è detto che tutto è legato: uomo, animali e piante condividono il Pianeta con acqua, suolo e aria. La lotta alla resistenza antimicrobica microbica richiede un approccio One Health, ovvero un modello sanitario che integri discipline diverse secondo una visione olistica.
Il 60% degli agenti patogeni che infettano l’uomo provengono dagli animali domestici o dalla fauna selvatica: proteggere gli animali e l’ambiente è proteggere la salute delle persone.