Su 13 obiettivi chiave, la Strategia per la chimica sostenibile in Europa ne ha raggiunto appena uno. Ecco perché si è rivelata un flop
Secondo European Environmental Bureau, la Strategia per la chimica sostenibile è in grave ritardo
(Rinnovabili.it) – Solo uno su 13 obiettivi chiave delineati nella Strategia per la chimica sostenibile dell’Unione Europea è stato completamente realizzato dopo quattro anni dal suo lancio. Non si tratta di un bilancio lusinghiero, secondo il nuovo report dell’European Environmental Bureau. A parte piccoli progressi nel campo della sicurezza, servirebbero sforzi urgenti per ridurre l’impatto delle sostanze dannose sulla salute umana e sull’ambiente e rendere i prodotti chimici sicuri e sostenibili.
Invece la produzione di sostanze chimiche nell’UE è aumentata. Nel 2022 ha raggiunto un picco decennale. L’Agenzia ambientale europea e quella per le sostanze chimiche hanno evidenziato che l’uso delle sostanze più dannose continua a crescere.
Il regolamento REACH, che impone registrazione e valutazione dei formulati e principi attivi, non viene preso sul serio dalle imprese. Secondo EEB, almeno, esse forniscono dati non affidabili sui rischi nella maggior parte dei casi. La mancanza di meccanismi di controllo rigorosi porta a poche sanzioni per le imprese chimiche. Così, autorità di vigilanza, produttori e consumatori rimangono in gran parte ignari dei rischi chimici.
Un passo avanti è sicuramente rappresentato dalla pubblicazione dei criteri per determinare gli utilizzi essenziali delle sostanze chimiche più dannose. La Commissione UE ha messo in chiaro questa lista, che potrebbe aiutare alla mitigazione dei rischi non necessari. Ma rimangono sfide, come lo stallo nella riforma del REACH e il fallimento nel bloccare l’export di sostanze chimiche già vietate in Europa verso le regioni del mondo meno in grado di affrontarne gli impatti. I lobbisti dell’industria di settore spesso sono i responsabili di questi rallentamenti, secondo EEB. Anche quando i rischi per la salute e l’ambiente sono provati.
Il problema è che dopo aver dato il via libera, tornare indietro è complesso. Il paradosso è che le approvazioni frettolose di nuove sostanze, basate su dati difettosi sui rischi e sull’uso, sono all’ordine del giorno. Poi però, politici e funzionari impiegano decenni per toglierle dal mercato o metterle sotto controllo. A spese nostre.