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Direttiva qualità dell’aria UE: causerà 120mila morti premature in più in Italia

Qualità dell’aria: l’Italia rischia 120mila morti premature in più
Foto di Tom Podmore su Unsplash

Lo studio commissionato da EEB

(Rinnovabili.it) – Raggiungere 10 anni più tardi i livelli di qualità dell’aria in linea con le soglie raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) costerà all’Europa più di 300mila morti premature in più solo nei paesi con i tassi di PM2.5 più alti, e quindi aumenterà le diseguaglianze tra Est e Ovest del continente. Per l’Italia, il ritardo si tradurrà in 120mila decessi prematuri aggiuntivi.  

Lo sostiene uno studio commissionato da European Environmental Bureau (EEB) che calcola l’impatto sulla salute di una direttiva UE sulla qualità dell’aria poco ambiziosa. La direttiva è agli ultimi passi dell’iter legislativo ma l’orientamento di Europarlamento e Consiglio va verso il ritardare l’allineamento dei nuovi limiti europei con quelli proposti dall’OMS a settembre 2021.

I nuovi limiti OMS per i PM2.5 prevedono una soglia annuale dimezzata a 5 μg/m3 mentre il limite sulle 24 ore scende da 25 a 15 μg/m3. Per i PM10 il limite annuale passa da 20 a 15 μg/m3. L’NO2 scende a 10 μg/m3 su base annua e a 25 μg/m3 come limite giornaliero, l’ozono (O3) passa a 60 μg/m3 mentre la soglia sulle 24 ore per il monossido di carbonio (CO) è fissata a 4 μg/m3.

La proposta iniziale della Commissione UE, appoggiata anche dalla commissione Ambiente dell’Europarlamento, conteneva target su PM e NO2 doppi rispetto a quelli dell’OMS, anche se sensibilmente minori rispetto a quelli in vigore oggi in Europa. E la data per raggiungerli era fissata al 2030. Dalla direttiva sulla qualità dell’aria mancava anche una roadmap per scendere ulteriormente in futuro. Nel frattempo, sia il Parlamento UE sia il Consiglio hanno annacquato la proposta originale: gli eurodeputati hanno spostato la data al 2035, mentre i Ventisette hanno posticipato di altri 5 anni al 2040.

I costi di ritardare sulla qualità dell’aria in Europa

Scegliere il 2040 invece del 2030, però, avrà delle conseguenze tangibili. Lo studio commissionato da EEB stima che un ritardo di 10 anni causerà in 327.600 morti premature in più solo nei paesi con l’esposizione maggiore alle polveri sottili (PM2.5). Tra i paesi che sarebbero più penalizzati c’è anche l’Italia: ogni 100mila abitanti, i decessi prematuri sarebbero 195 in più. Bulgaria, Romania, Croazia, Polonia, Ungheria e Grecia sono gli unici paesi ad avere tassi superiori.

“Ogni anno di ritardo nel raggiungimento dei valori limite si traduce direttamente in più morti e malattie”, spiega Barbara Hoffmann dell’Università Heinrich-Heine di Düsseldorf e presidente dell’Advocacy Council della European Respiratory Society. “Solo per Italia e Polonia, il ritardo nel rispetto dei valori limite suggeriti dal 2030 al 2040 provocherà rispettivamente 120.000 e 90.000 decessi aggiuntivi. Per i 15 Stati membri con il PIL più basso in Europa, questo ritardo provocherà circa 330.000 decessi aggiuntivi. È altamente ingiusto caricare questo enorme fardello sulle società che sono già in difficoltà. Dobbiamo urgentemente ridurre l’inquinamento atmosferico”.

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